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giovedì 24 luglio 2014

Quasi babaganoush


Dicono che la gravidanza sia un periodo bellissimo, che ti cambia, ti fa percepire il mondo in un modo completamente diverso, ti emoziona, ti fa commuovere, ti riempie di gioia.

Ci sono quelle che al terzo mese hanno già comprato il corredino, preparato la cameretta, comprato il passeggino la carrozzina il fasciatoio la sdraietta il seggiolone mille vestitini con le manichine a sbuffo mille tutine e pure il fiocco per la porta.
Ci sono quelle che vanno in brodo di giuggiole appena vedono una pancia, che fanno gli urletti, che ti toccano perché porta bene, che ti controllano se hai la pancia alta bassa larga lunga o piatta e poi ti dicono con certezza se sarà maschio o femmina.
Ci sono quelle che non parlano d'altro per nove mesi.
Ma pure dopo.
Che quando lo sentono scalciare si commuovono.
Che non vedono l'ora di chiacchierare con altre quasi-mammine.
Che per loro ormai il loro cucciolino fagiolino pisellino è già il centro dell'universo.
Ci sono quelle che piangono alla prima ecografia manco avessero vinto al superenalotto. Che la whatsuppano a tutti gli amici e i parenti. Che la postano su facebook. Che la incorniciano e l'attaccano sul frigo.

E poi ci sono io.
Che in fondo sono ancora la solita bestia di sempre.

Che radiografo a distanza le altre gravide e se le riconosco come quelle solecuoreamore tiro fuori il libro dalla borsa e metto le cuffie.
Che se mi parli del tuo quasi-bambino del tuo bambino della tua gravidanza o del tuo parto per più di 15 minuti continuo a fissarti ma in realtà sto pensando a cosa mangerò stasera.
Che alla prima ecografia ho visto solo una macchia nera e ho fatto finta di commuovermi solo per non far rimanere male la ginecologa.
Che lo chiamo la piccola zecca.
Ma a volte anche nanetto dai.
Che quando sento che si muove ogni volta vado in bagno pensando si tratti di una puzzetta.
Che non ho ancora comprato assolutamente niente perché tanto manca una vita e conto di andare sui prestiti e sull'usato.
E mica solo per una questione di risparmio. Semplicemente mi spiegate perché dovrei spendere migliaia di euro per riempirmi la casa di cose che non so se mi serviranno mai e soprattutto userò al massimo per sei mesi e poi dovrò stipare nel box?
E poi dai, lo sappiamo, nessun bambino in fondo si accorge se ha il passeggino di marca o quello scrauso.

A tal proposito ho iniziato un libro, dei mille che ho in programma leggere e che probabilmente finirò quando avrà 18anni, il bebè a costo zero.
Nell'introduzione si dice che in media le famiglie italiane spendono nel primo anno di vita del bambino tra i 6 e i 13 mila euro.
Ma non vi fa rabbrividire?
Cazzarola pensate a quanto potrei viaggiare con la stessa cifra, o a quanti formaggi e vini potrei comprare.
Io, a leggere cose così provo lo stesso ribrezzo di quando penso di dover buttare almeno 20 pannolini al giorno nella spazzatura.
E infatti prenderò quelli lavabili.

E sì lo so cosa state pensando. Siete scontati quanto i maglioni in agosto. Infatti la cosa che mi ripetono tutti è "ehhhhhhhhh, vedrai quando nascerà se riuscirai a mettere in pratica tutte queste cose! Finché non sarai madre non potrai capire!"
Evabbègraziealcazzo.
Non ho manco un cane, eppure se non ti vedo raccogliere la sua merda dal marciapiede ti meno anche se forse non capisco bene il motivo.
Ovvio che non sarà facile, ovvio che uno si fa dei programmi e poi nel 90% dei casi vanno a prostitute. Basta andare a vedere che fine hanno fatto i miei buoni propositi di fine anno.
Però, se uno non cerca almeno di darsi delle linee guida, cosa si fa, si va completamente alla carlona?
E poi oh, non è che tutti quelli che hanno avuto un figlio mo' hanno la scienza infusa eh...

Ma io comunque le mie linee guida non ve le dirò mai. Che sennò poi mi tocca uccidervi. 
Tornando un momento indietro, quella sulla gravidanza son tutte minchiate.
Ditemi voi quanto può essere bellissimo e rilassante un periodo in cui appena ti muovi da casa devi stare attenta ad ogni cosa che mangi, devi far esami almeno una volta al mese, ed ovviamente più che gli esami devi aspettare gli esiti, ti senti stanca, affannata dopo una rampa di scale manco avessi fatto la Parigi-Dakar di corsa, nervosa, hai sempre sonno tanto che le tue giornate si riducono a 12 ore, ti si gonfiano i piedi, il tuo guardaroba, già scarno, si riduce a quattro straccetti. Eccetera eccetera.
Insomma, non che io voglia far quella che si lamenta sempre.
So bene che devo essere grata all'universo per essere in questo stato, per questo dono, e blablabla così via con tutte le cose che bisogna dire per essere politcally correct.
Ci mancherebbe.
Solo che onestamente dire che la gravidanza è il più bel periodo per una donna è come dire che andare in bicicletta con le emorroidi e senza sellino è fare una passeggiata di salute.

Che poi probabilmente se si è una persona lucida ed equilibrata e fatalista che riesce a farsi scivolare un po' le cose addosso sicuramente la si vive benissimo.
Ma se si è come me, che l'unica volta che ho fatto la figa al ristorante dicendomi "senti guarda io sta fetta di carpaccio me la mangio. Eccheccazzo dai non ho preso la toxo in 30 anni nonostante da piccola leccassi le suole delle scarpe, possibile la prenda in questi nove mesi?? No guarda veramente, non voglio fare come quelle tizie paranoiche e ansiose che vivono di merda sto periodo perché devon avere tutto sotto controllo. Io sarò più forte delle mie paure. Io non mi farò sopraffare dal terrorismo psicologico".

E poi la mattina dopo alle 7:00 ero in coda al centro prelievi.


Ingredienti per il babaganoush:

delle melanzane
della pasta di sesamo
del succo limone
un po' d'aglio
olio e sale

Sì certo, il babaganoush non è esattamente così e infatti andrebbe fatto senza buccia. E le melanzane andrebbero arrostite (leggasi BRUCIATE) in forno o sul fuoco. Ma è estate. Non abbiamo voglia di sbattimenti, di cancri e non abbiamo nessuna intenzione di accendere il forno e aspettare due ore per cuocere due misere verdurine.
E poi non ci piacciono gli sprechi. Se la buccia è buona la si mangia. Punto. Niente obiezioni che o mangi questa minestra o salti dalla finestra (non ho seguito molto sos tata, lo confesso).
Quindi insomma, prendete le vostre belle melanzane in un numero variabile da 1 a 2, tagliatele a pezzettoni scazzati e mettetele in padella insieme ad uno spicchio d'aglio, olio abbondante a vostra discrezione e sale.
Coprite e fate cuocere a fuoco basso fino a spappolamento.
Direi circa un 50 minuti dato che io son mi tarata sulla puntata di CSI.
Spegnete il fuoco. Aggiungete del succo di limone a piacimento e della pasta di sesamo (circa un cucchiaio per melanzana).
Frullate col minipimer e via.

PS avete visto quanto poco turpiloquio in questo post?? Effettivamente negli ultimi mi ero fatta sopraffare. E' che forse avevo solo troppo bisogno di rafforzare i concetti. O forse Gordon si era impossessato di me. Oppure forse l'essere mmmmadre sta già prendendo il sopravvento e finalmente diventerò una persona posata. 

mercoledì 25 giugno 2014

Quasi gazpacho



Siamo sinceri: il food, i foodblog e la rete mi hanno veramente un po' rotto le palle.
Com'era sospettabile, tutto questo parlare vedere toccare guardare venerare il cibo mi ha fatto passare perfino la voglia di cucinare.
Sono addirittura tornata a prendere la pizza e il cinese d'asporto e le platesse impanate.
Il che è tutto dire.

E poi l'ostentazione, i selfie, la gara a chi ce l'ha più lungo, le cose dette a metà, il commentami tu che ti commento anche io.
Che due coglioni.
Insomma, arrivata ad un punto di saturazione semplicemente mi sono fermata.

Ma poi dato che sono una stronza egocentrica eccomi di nuovo qui.

E questo era quanto pensavo qualche mese fa.
Ma ormai si tratta di tutte cose che ho dimenticato quindi posso andare oltre.
E no, non ho fatto assolutamente niente nel frattempo.
Non ho progetti in caldo e non mi sto occupando di niente di nuovo nell'ambito food.
O almeno non in senso stretto.
Sono solo stata occupata a mettere la pagnotta nel forno.
Per dirla alla gastrofighettese.

E lo dico solamente perché magari c'è qualche sponsor all'ascolto al quale poter vendere il c**o per qualche gadget gratis.
Tipo magari un trio ultraleggero modernissimo fighissimo che tanto non comprerò mai dato che sono contro gli sprechi e il consumismo e andrò solamente di roba riciclata.
O magari qualcuno che voglia farmi testare dei pannolini lavabili.
Che quelli ovviamente li prenderei nuovi.
O un lettino montessorriano.
Per dire.

Insomma, che il mondo del marketing lo sappia, sto per entrare in un nuovo target.
Ma non diventerò un fottutomommyblog.

A meno che non mi venga richiesto, ovviamente.

E comunque che io non stia più cucinando mi pare chiaro.
E qui vado in loop con le prime righe.

Il massimo che mi permetto di fare è prendere della roba dal frigo, come dei pomodori ben maturi cetrioli mollicci peperoni in avanzo pane secco cipolla aglio e così via, buttarla nel frullatore con del ghiaccio, aceto balsamico, olio, sale e pepe per poi arenarmi sul divano

mercoledì 27 marzo 2013

La fideuà vegetariana


Ingredienti per una fideuà per 2 persone:

200 gr di spaghetti spezzettati in pezzi circa 3 cm
una manciata di fave fresche
qualche fiore di broccolo
qualche fiore di cavolfiore
qualche foglia di catalogna
mezza cipolla piccola
4/5 pomodori secchi
1 litro circa di brodo vegetale
un mazzetto di prezzemolo
olio extravergine
sale

La ricetta da fare questo mese per l'MTC, proposta dalla nostra bella Catalana, è la fideuà, che altro non è che una sorta di paella tarocca con degli spaghetti al posto del riso.
Ricetta molto simpatica che ci porta dritti dritti al mare della Spagna.

Ma attenzione perchè qui, a differenza del cuoco che la inventò, non siamo nella cambusa di una nave ma a terra.
E più precisamente nella casa del pescatore Pierangelo (e vi avviso, se non conoscete questa hit del momento non capirete una cippa di quanto segue. Anche se dai, ma CHI non la conosce??? Vi dico solo che io ce l'ho fissa nella playlist dell'ipod ed è il mio pezzo forte quando canto sotto la doccia, facendo pure le voci diverse. Ecco. L'ho detto.) che ora è in mare e getta le sue reti cantando delle canzoni e sperando nella buona pesca mentre tira forte e bestemmia anche un po' intanto che onde giganti lo sollevano.

Ma dato che il mare non gli ha mai dato tanto, nemmeno dopo lunghi giorni, nelle reti c'è ancora poco pesce e lui, essendo un po' incazzato, a questo punto non sa nemmeno se ritornare a casa perchè tanto la moglie, vestita di nero che sfina anche se è un colore un po' triste, nel mentre se la sta spassando col tizio che le ha regalato una rosa rossa malaspina.

Ma diciamocelo, la moglie non è del tutto cattiva e in fondo in fondo si sta già pentendo del tradimento e sta già pregando il suo Signore di dirlo lui al mare di farlo tornare.
E' solo stata indotta in tentazione della Raffaella che, passandola a trovare per farle gli auguri di buon compleanno, le ha detto che il suo corpo bianco e profumato è una moquette e che è tanto bello far l'amore da Trieste in giù.
E dato che qui siamo in Catalogna, parecchio più giù, le ha prospettato fuochi d'artificio. E lei porella c'è cascata.

Però ormai è ora di cena e i pesci, sempre arrivino, al massimo se li prenderà tutti in faccia e non ne rimarranno di certo per cucinare.
Quindi l'unica alternativa, a quest'ora, rimane quella di fare una fideuà vegetariana con le verdure dell'orto.
Aprendo l'uscio (?!) si è quindi trovato: qualche fava, qualche foglia di catalogna, per stare in tema, del cavolfiore viola, che ha dato quel bel colore di trasù de ciucc a tutto il resto, del broccolo, una manciata di pomodori secchi e mi pare basta.
Tutto è stato sbattuto insieme ed ecco il nostro piatto.

Ammetto che descrizione e foto non gli rendono giustizia ed è davvero un peccato perchè era veramente ma veramente buono. Credeteci. Credeteci?

E a parte qualche piccolo inconveniente con la padella la preparazione è filata liscia.
Dai, ammettiamolo, quelle bellissime paellere che vendono in Spagna sono come i mattoni nei pacchi da noi, con la differenza che almeno le padelle le puoi tenere in esposizione.
Io son rimasta doppiamente ciulata perchè non ne ho comprata una sola, bensì due.
Anche perchè sennò avrei scritto triplamente ciulata.
Una è quella della foto, diametro 30 cm circa. La seconda è diametro 50.
A cui poi ho dovuto costruire una stanza apposita per riporla insieme alla padella a saltare da 40 cm.
Che però almeno uso.
Ecco, per me quella di Hello Kitty dell'edicola funziona meglio. Ma non lo dico per esperienza, giuro.
Io in queste qui che ho, ogni volta che ho provato a cucinarci mi è venuta una merda.
Sono talmente sottili, in acciaio, con una conduzione del calore talmente pessima (pesserrima?) che la roba al centro scuoce e il resto rimane crudo.
Immaginate quindi quanto siano state gustose le mie paelle finora.

Stavolta ho voluto ritentarci, con quella piccola e con uno spargifiamma di quasi lo stesso diametro.
Un filo meglio ma ancora non mi ha convinto.
Senza contare il fatto che ogni volta dopo averle lavate (ogni volta...quelle due/tre in cui le ho usate) e ogni volta che ritorno e ogni volta che viene giorno, ci trovo la ruggine.
Machecazzo. Ma sono l'unica a cui hanno venduto padelle in acciaio ossidabile?? Che poi, l'acciaio non dovrebbe essere inossidabile per natura??
C'è da dire però che di sicuro nei prossimi esami del sangue mi troveranno i livelli del ferro perfetti. 
O magari del tetano.

Allora, partiamo col brodo. Recentemente ho provato a fare il dado vegetale a crudo e ho scoperto l'America. Anche se cercavo le Indie.
La ricetta la vidi tempo fa sul blog Beccaccini e Caccamus che purtroppo però ora è chiuso. Non so se per ferie o meno. (Estate, se mi leggi, ma perchè??!!! Pecchè?!! Era bellissimo!!!)
E poi l'ho rivista simile su Cucina Naturale. E così l'ho provato.
Ed è facile, veloce e buono. E' nel mio frigorifero da almeno due settimane e non è ancora andato a male. Quindi insomma, un po' dura. A livello temporale.
Per prepararlo basta frullare insieme un tot di verdure e aromi misti (io faccio stesso peso di carote, sedano e cipolla) con il 40% di sale. Poi va infilato in in un vasetto e tenuto in frigo.
Ecco, con un paio di cucchiai di sta pappina ho preparato il mio brodo.

Per la salsa di accompagnamento, che non è propriamente una salsa ma più un olio aromatizzato, ho frullato il prezzemolo con l'olio e poi l'ho filtrato.
Ho buttato l'olio e ho tenuto il prezzemolo.
Muhahah. No dai scherzo, è il contrario.

A dir la verità io c'ho provato a far l'aioli. Ma dopo cinque minuti al mortaio stavo diventando isterica e così ho frullato tutto. Ecco. Non ha funzionato. Forse perchè l'ho guardata troppo.

Poi per la fidueà invece ho preso la padella, ci ho messo l'olio e ho tostato la pasta.
Poi ho tolto la pasta e ci ho soffritto la cipolla.
Poi ho tolto la cipolla e ci ho saltato le fave.
Poi ho tolto le fave e ci ho saltato la catalogna.
Poi ho tolto la catalogna e ci ho saltato i cavoli.
Poi ho tolto i cavoli e ci ho saltato i pomodori secchi.
Poi non ci capivo più una mazza e così ho rimesso tutto insieme, ho coperto col brodo, ci ho messo il coperchio e me ne sono andata.

Con questa ricetta partecipo all'MTC di marzo



giovedì 15 novembre 2012

Polpettine di seitan con salsa al basilico


Ingredienti per circa 20/25 polpette:
400 gr di seitan
due cucchiai d'olio extravergine d'oliva
un cucchiaio di salsa di soia
la buccia grattugiata di un limone
una manciata di pangrattato
una manciata di mandorle frullate
Per la salsa al basilico:
50 ml di latte di soia non zuccherato
100 ml di olio di semi di girasole
un pizzico di sale
qualche goccia di succo di limone
una manciata di foglie di basilico
una manciata di pinoli
mezzo spicchio d'aglio

Sì, so che questa sembra una ricetta estiva ma non è che possiamo mica pubblicare tutti delle zuppe.
E poi comunque qui a Milano è già ormai praticamente primavera e io non ho mai avuto il basilico così bello sul balcone.
Che tra l'altro ho da poco scoperto trattasi di una pianta annuale, quindi in ogni caso meglio farlo fuori ora per evitargli lunghe e inutili sofferenze. 
E pensare che ho sempre creduto di essere una pianticida mentre lui invece moriva autonomamente. Che ignoranza oceanica.
Tornando al tempo, non che ami particolarmente parlarne, che poi sembra che non ho un cazzo di meglio da dire, ma fa oggettivamente caldo. 
Tanto che al mattino parto vestita a strati come una lasagna e mi spoglio man mano fino ad arrivare in ufficio in maniche corte. 
Potrei quasi farci un video in stop motion.
Che poi in realtà il caldo tanto oggettivo non è, dato che proprio in questo periodo di transizione si manifestano le soggettive percezioni di temperatura.
Infatti in giro si vede gente in bermuda che passeggia accanto a gente vestita con piumino, cappello, sciarpa e stivali col pelo. 
Anche se mi viene il dubbio siano forse solo persone che non hanno controllato il meteo.

Arrivando invece alla nostra ricetta postestiva o preinvernale, oggi si parla di seitan.
Che è quella roba un po' gommosa, un po' ciccosa e un po' insapore che a volte perculandoci ci dicono sia uguale alla carne.
Però a me piace. Nonostante tutto. E questo chiamasi amore incondizionato.

Allora, il seitan o muscolo di grano, che però sotto questo nome mi fa un po' senso, non è altro che un ammasso di glutine. E quindi è ricco di proteine e povero di grassi.
Si può comprare già pronto (a prezzi, secondo me, esorbitanti) oppure si può preparare in casa partendo direttamente dalla farina o dal glutine essiccato (che trovate in sacchetto nei negozi biologici).
Avete mai fatto il pane o la pizza in casa? Avete presente quello slaimer che vi rimane sulle mani quando le lavate sotto l'acqua corrente e che immancabilmente rischia di intasarvi il lavandino? Ecco, quella è la parte gltutinosa della farina.
Ed il procedimento per fare il seitan è esattamente questo: si impasta la farina con l'acqua fino ad ottenere un panetto che poi andrà lavato per eliminare la parte amidacea.
Una strada più semplice e veloce, che poi è quella che ho seguito io, è quella di comprare direttamente il glutine secco che va solamente impastato con acqua per ritrovarsi immediatamente con il panetto pronto da cuocere una quarantina di minuti.
Quindi insomma, qualunque strada voi seguiate, noi qui partiamo con del seitan già pronto.
Che andrete a tagliare a pezzettini e a frullare con due cucchiai d'olio, un cucchiaio di salsa di soia, la buccia grattugiata del limone ed eventualmente un goccio d'acqua fino ad ottenere un composto lavorabile.
Con le mani umide formate delle palline grandi come una noce e fatele rotolare nel miscuglio di pangrattato e mandorle tritate.
Disponetele su una teglia coperta con carta da forno, irroratele d'olio (a tal proposito per usarne meno e distribuirlo meglio trovo comodissima l'oliera spray) e cuocetele in forno caldo a 200° fino a doratura per circa 10/15 minuti.
Preparate poi la salsa al basilico.
Mettete nel bicchiere alto del minipimer (o in una tazza alta o in un vasetto alto o in quello che vi pare) l'olio con il latte di soia (mi raccomando che siano alla stessa temperatura altrimenti l'emulsione è un casino), un pizzico di sale e un cucchiaino di succo di limone e iniziate a frullare fino ad ottenere una maionese densa.
Aggiungete le foglie di basilico spezzettate, una manciata di pinoli e mezzo spicchio d'aglio e dategli un'altra rapida frullata.
Ecco fatto.

Con questa ricetta partecipo al contest di Tour De Fork: Riconoscere, scegliere e sostituire, in cui si chiedeva di rielaborare una ricetta classica proponendola in versione più sana.
Ecco io allora ho preso le classiche polpette, ci ho tolto la carne e l'ho sostituita col seitan, alimento leggero e vegetale, non le ho fritte ma le ho cotte al forno e le ho accompagnate con una maionese senza uova.
Che insomma, più leggero di così si muore.

giovedì 21 giugno 2012

Polpettine di ceci neri e melanzane con ketchup smart



Ingredienti per circa 30 polpettine:
2 melanzane medie
200 gr di ceci neri secchi
buccia e succo di mezzo limone
curcuma
zenzero fresco o in polvere
paprika dolce
sale
sesamo
olio extravergine 

Per il simil-ketchup velocissimo:
8 cucchiai di concentrato di pomodoro
2 cucchiai di aceto balsamico
2 cucchiai di zucchero di canna
sale 

"La cucina per me non è solo un luogo. E' un luogo di culto.
Mi ci reco ogni giorno. Ci compio dei rituali. Ci faccio delle adorazioni. 
E ci prego. 
Soprattutto quando in forno ho un soufflè. 
Quando invece ho gente a cena posso anche arrivare a compiere delle danze propiziatorie. 
La cucina è anche un amica. A volte più facile da gestire. 
Non ribatte quando le urli addosso. 
Non si lamenta quando la sporchi con il sugo. 
Non grida quando le rovesci addosso il caffè bollente. 
Non ti denuncia quando la pesti con un batticarne. 
Non si offende se la trascuri e ti ascolta sempre in silenzio senza interromperti.
E poi la cucina è il mio rifugio. 
Da piccola lo era la tenda degli indiani fatta con un lenzuolo appeso ad un albero in giardino. 
Poi lo è diventato la mia cameretta con il cartello "keep away" sulla porta. 
E poi crescendo lo è diventato la cucina. 
Che da quando non vivo più sola dev'esser rigorosamente abitabile per necessità di sopravvivenza. 
La mia.
La mia cucina ora è il nido in cui posso rifugiarmi quando ho bisogno di decomprimermi. 
E' il mio laboratorio in cui posso far confluire le mie energie e la mia creatività. 
Ma è anche, e soprattutto, il luogo in cui posso solo stare ferma. 
Seduta in silenzio sullo sgabello. 
A guardare fuori dalla finestra. 
Mentre aspetto che cuociano i biscotti. 
Senza bisogno di fare nient'altro." 

Questo microracconto lo trovate anche sul blog della LUBE, che gentilmente mi ha chiesto se volevo dedicargli una ricetta e parlare un po' del mio rapporto con la cucina, cosa che ho fatto volentierissimo.

Per preparare invece queste ottime polpettine procedete come segue:
mettete in ammollo i ceci e lessateli come da istruzioni (i miei necessitavano 2 giorni di ammollo e 2 ore di cottura).
Due. Giorni. Sì. Avete letto bene. Pratici, comodi e veloci. 
Ai 4salti in padella gli fanno una pippa.
Cioè praticamente devi decidere cosa mangiare con tre giorni di anticipo e sperare non capitino contrattempi perchè se poi qualcuno nel frattempo ti invita a cena sei fottuta.
No guarda scusami ma ho i ceci in ammollo, mi spiace, magari la prossima volta avvisami con un po' più di anticipo, ok??! Grazie. 
E tra l'altro non so nemmeno come io sia riuscita a non dimenticarmene. Io. Che non mi ricordo manco cos'ho mangiato ieri.
Cioè, in realtà lo so, dato mi son dovuta mettere il promemoria sul cellulare alla scadenza dei due gironi. Perchè per esperienza già la mattina dopo davanti alla ciotola dell'ammollo sarei rimasta lì inebetita a pensare da quanto tempo fosse lì.
Uhm. Ma da dove arrivano questi ceci? Ma li ho messi io? Ma ieri o l'altro ieri? No forse due giorni fa. O forse ieri mattina?? Ma non è che è uno scherzo? Mumble mumble.
Per questa ricetta ovviamente potete usare pure quelli gialli, che secondo me hanno lo stesso identico sapore.
Ah, anche quelli in scatola volendo. Al massimo dopo andate a confessarvi.
Procedete lavando le melanzane. Bucherellatele con una forchetta per evitare esplodano nel forno e cuocetele a 200 gradi per una ventina di minuti fino a quando saranno morbide.
Taglietele a metà, prelevate la polpa con un cucchiaio e mettetela in una ciotola.
Aggiungeteci i ceci lessati e tutte le spezie.
Frullate il tutto con un minipimer.
Formate con le mani inumidite delle polpettine della grandezza di una polpettina (chiaro no?) e rotolatele nei semi di sesamo.
Disponetele in una teglia foderata con la carta da forno. 
Irroratele con un filo di olio extravergine e cuocetele a 200 gradi per circa 10 minuti.
Per il simil-ketchup mettete in un pentolino il concentrato di pomodoro. Aggiungeteci l'aceto, lo zucchero e un pizzico di sale. Fate bollire per un paio di minuti.
Fatelo raffreddare e servitelo come accompagnamento alle polpettine.

Con questa ricetta sana, veloce, leggera, speziata e vegana partecipo al contest di VerdeCardamomo "La Ricetta del benessere".