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mercoledì 10 luglio 2013

Non chiamateli gnocchi alla romana


Ingredienti per 2 persone (ma anche 3):

200 gr di farina di lenticchie verdi
500 ml di acqua
una manciata di foglie di basilico
una manciata di mandorle tostate
sale e olio qubi.

Non chiamateli gnocchi alla romana.
Perchè infatti non c'entrano niente.

Ve lo dico, ci sono un po' di cose che devo fare da tempo e che mi voglio levare dalla lista dei to-do prima che torni un altro settembre e io rinizi con le solite menate dei rimorsi rimpianti buoni propositi e bla bla bla.
Che sono estremamente pigra e che mi nasconda sempre dietro al "sono sempre presissima" già lo si era capito, quindi nessuno si stupirà del fatto che a distanza di tre mesi io Finalmente pubblicizzi il Favoloso Fantasmagorico e Fantastico magazine con il quale collaboro ideato da quelle tre Fighissime donne quali sono Federica, Francesca e Fausta.
E non lo dico perchè ci sono pure le mie ricette e per far la solita lecchina di sta cippa, ma solo perchè è vero. 
Quindi, se non l'avete ancora sfogliato, prendetevi cinque minuti per leggere Threef, che tanto che non avete tempo non ci crede nessuno.

La seconda cosa che devo sottolineare è il contest di Siena. 
Riguardatevi dalla Patty il post, le scadenze e le info che se avete un blog e non partecipate poi vi meno.
E già che ci siete scaricatevi pure la App che trovate qui affianco.
Che non si poteva non fare dato che si sa che c'è una App per tutto.

La terza cosa riguarda questo post, che avevo promesso da mesi di dedicare alla mia amicollega, che chiamerò per comodità Sebastian (per non dire zampogna o vacca o bruttoculopeloso, nomignoli che usiamo abitualmente in modo affettuoso), che mi sopporta quotidianamente da oltre sei anni e che praticamente vedo più di mia madre.
E le dedico sto post non tanto perchè le voglio bene (ah ah ah. Credici), quanto perchè porcatroiasonoseicazzodianni, e dico S-E-I, che mangi i legumi come contorno all'hamburger solo perchè non ti sembrano un piatto! 
Ma perdio! Ma possibile che non hai ancora capito niente??! 
Nonostante tutti i link, i post, le spiegazioni che ti ho dato, com'è possibile che siamo ancora all'ABC??!
E quindi questo piatto è per te. 
E non il sole che splende a luglio e i cani e ogni cosa che c'è (a meno non ci si riferisca a scottature e merde).
E' per te un altro piatto unico light e completo (ma se ci metti un po' di cereali è meglio, anche se ormai dovresti saperlo) che ti farà sentire meno in colpa quando poi ti ammazzerai di kinder delice fredde di frigo.

Per preparare questi specie di...di? Gnocchi? Frisbee? Dischi volanti? Ho preso ispirazione dalla ricetta del pane e panelle che ho visto su un libro di Jamie Oliver che ho a casa.
Anche se il perchè io abbia in giro un volume di ricette della tradizione italiana scritto da un Inglese e per giunta abbia il coraggio di consultarlo, ancora mi sfugge.
Comunque, si diceva che ho visto la ricetta delle panelle. 
Però, non volendo friggere e non avendo in casa farina di ceci ma solo farina di lenticchie verdi (ciao Marcella Bella), ho tentato con quella.
Che non c'entra una mazza ma che fa tanto Nigella con cose del tipo: "eh, in questa ricetta ci vorrebbe il prezzemolo ma ho solo del basilico e ci metterò quello che tanto è verde uguale". 
Eh, Nigella, meno male che non avevi in casa solo chessò, un'azalea.

Per fare questi affari, mescolate 200 gr di farina di lenticchie con mezzo litro d'acqua (da aggiungere pian piano che sennò fa grumi) e un pizzico di sale.
Mettete tutto sul fuoco basso, in un pentolino ovviamente, e cuocete, sempre mescolando con una frusta, per circa 10/15 minuti fino a che il composto si addenserà tipo una polenta.
Se poi non avete mai fatto la polenta peggio per voi.
Togliete dal fuoco e versate il tutto da una qualche parte (io ho usato una teglia rettangolare da 26x20 cm foderata di carta forno) fino ad ottenere una roba alta circa un cm scarso. 
Per non dire 0,8 cm. 
Anche se poi pure 0,7 va bene.
Fate raffreddare per almeno una mezz'ora se è inverno e 45 min se è estate poi, usando un bicchiere un coppapasta uno stampino una tazza, ricavate dei tondi (i miei son da 5 cm di diametro).
Metteteli in una teglia leggermente unta d'olio e condite con quello che volete.
Io, che di norma opto per la dieta dissociata, nel senso che mi dissocio dalle diete, ho preparato una salsa frullando una manciata di foglie di basilico con olio extravergine e una manciata di mandorle tostate salate (se vi capitano sotto tiro, provate quelle del marchio Solidale Italiano che si trovano nelle botteghe Altromercato, che sono di una bontà suprema).
Ed ho poi aggiunto pomodorini, anche se questo lo si vedeva nella foto e non c'era bisogno di dirvelo.


giovedì 26 luglio 2012

Gnocchetti di castagne all'aringa affumicata


Ingredienti per due persone:
180 gr di farina castagne
1 patata grossa
100 gr di aringhe (due filetti)
un pizzico di sale
olio extravergine
mezzo scalogno o cipolla rossa

Ho scoperto l'aringa affumicata. E mi chiedo come ho fatto a vivere senza finora. Me ne sono innamorata e adesso, conoscendomi, mangerò filetti di aringhe affumicate ogni giorno fino a quando non ne diventerò allergica. Poi finalmente me ne scorderò e passerò ad altro.
Ad essere onesta in realtà le aringhe le scoprii per la prima volta tempo fa, ma erano quelle intere sottovuoto. Secche come uno stoccafisso, con l'unica differenza che almeno non andavano ammollate per sei mesi. Che non vi dico quella volta che lo feci, lo stoccafisso. Lo tenni in acqua come da istruzioni per tipo 5/6 giorni cambiando l'acqua 2 volte al giorno, peggio che ad un pesce rosso vivo, e non intendo per la tonalità, ma alla fine anche dopo infinite cure e diverse ore di cottura, rimase duro come un comodino. Poi da qualche parte lessi che avrei dovuto picchiarlo con un martello per ammorbidirlo, ma io non ce la feci. Io sono contro la violenza. 
O perlomeno in senso generico, perchè ogni tanto del male a qualcuno glielo farei pure.
Tornando alle mie prime aringhe, quella volta erano talmente intere che ci trovai dentro pure tutto l'apparato riproduttivo con il bonus della sacca delle uova. Che capisco che magari ce l'hanno pure lasciata per farci un favore e per darci modo di poterla spacciare come bottarga tarocca, ma è stato più forte di me. Io tutte quei futuri pescetti lì, a pallini, e non nel senso dei pois, compressi insieme, avevo ribrezzo e dispiacere anche solo a toccarli. 
E so che suonerà strano sentirmelo dire dopo tutti i racconti splatter (Puppacena docet) sulla pulizia del pesce che vi ho fatto, ma anche a me ci sono cose alimentari che mi fanno elementarmente senso e che mi dispiace fare.
Io alla fine, ma anche all'inizio, sono una di quelle che se non ci fossero macellai e pescatori smetterebbe di mangiare carne e pesce. Io sono una di quelle che taglia la testa al coniglio morto raramente, nel senso che lo compro raramente intero, non nel senso che raramente la tolgo, e nemmeno nel senso che di solito è vivo, e ad occhi quasi chiusi. In pratica preferisco affettarmi un dito piuttosto che guardare coscientemente.
Io sono anche la stessa che la volta in cui il pesce da compagnia finì nel lavandino pieno di acqua insaponata per i piatti, pianse per giorni e giorni. E sono anche quella che rimase traumatizzata a vita dopo quella volta in cui da piccina raccolsi in giardino un merlo appena nato caduto dal nido e per tenerlo al caldo gli preparai ingenuamente un ricovero d'emergenza nella yogurtiera di mia mamma. Che poi scoprii, troppo tardi, che scaldava fino ai 50°.
Ma se nel caso del pesce rosso ammetto di essere stata piccola e stupida, per il merlo io sono certa la colpa sia stata del Piero. Oppure delle giovani marmotte. Perchè io sono sicura che se andassi a riguardarmi tutte le puntate di SuperQuark e a spulciarmi tutti i manuali, da qualche parte sicuramente troverei lo stronzo che consigliò, come primo soccorso, di mettere i cuccioli trovatelli in un posto caldo.

Tornando ai nostri filetti di aringa, dopo averli assaggiati ho pensato che il loro sapore sapido e affumicato ben si sarebbe sposato con quello dolciastro della farina di castagne. Così ho sperimentato questi gnocchetti, che poi sono quelli nella foto, anche se sembrano una salsiccia. 
Per chi non conoscesse questa farina, informo che è parecchio dolce e dopo un po' pure stucchevole. Indi per cui ottima per le diete, perchè dopo un po' non ce la si fa a finire il piatto. 
Personalmente ho comunque preferito non mischiarla ad altro per sentire bene il sapore ma volendo potete fare metà e metà con della farina di frumento o con delle patate schiacciate, al posto che metterle sottoforma di crema.
Per fare i gnocchi vi basterà mischiare la farina con circa la metà del peso in acqua, fino ad ottenere un composto lavorabile, stenderli a salamino, tagliarli a tocchetti e cuocerli in acqua bollente leggermente salata per circa 5 minuti da quando salgono a galla.
Per la crema di patate invece tagliate le carote a tocchetti. Muahahah ci siete cascati? E mettetele in un pentolino coperte a filo con l'acqua (io ho lasciato anche la buccia perchè avevo ancora le novelle che ce l'hanno sottilissima) e cuocetele per circa un quarto d'ora fin quando saranno morbide. Poi frullatele con il minipimer e regolate di sale e un filo d'olio.
Assemblate poi il piatto condendo gli gnocchi con l'aringa tagliata a tocchetti e qualche anello di scalogno crudo. 
Cercate di programmare questo piatto per un giorno in cui non avete appuntamenti, perchè sia le aringhe che la cipolla cruda a volte si ripresentano e rimangono insieme a voi per un po'. Ma solo a volte. Forse.

Anche con questa ricetta salata partecipo al contest di Barbara Get an AID in the KITCHEN, second edition