Visualizzazione post con etichetta Corso. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Corso. Mostra tutti i post

venerdì 10 maggio 2013

Gli chef sono in giro




Che non è l'ultimo singolo di Ligabue.

Sarò sincera, fino a non molto tempo fa, nel mio immaginario l'alta cucina rappresentava la fame (proprio nel senso che pensavo non si mangiasse una mazza), abbinamenti impensabili e prezzi impossibili.
E le tre cose, per di più associate, non è che mi attirassero granché.
E quindi per i primi miei 30 anni di vita ne sono stata ben lontana.

Poi qualcosa è cambiato.
Ho iniziato a cucinare, a studiare, a sperimentare, a stare più attenta a quello che mangiavo, a pensare più alla qualità che alla quantità, a diffidare dagli all-you-can-eat a basso costo e dai menù con troppe pagine.
E pian piano ho iniziato a non aver più tanta voglia di uscire per pagare un piatto di carbonara mediocre che mi sarei fatta mille volte meglio a casa.

E poi ho iniziato a vedere, non la gente morta, ma chef ovunque.
Trasmissioni di chef, corsi di chef, talent di chef, reality di chef, giochi a premi con chef, chef che danno consigli per gli acquisti, libri di chef, riviste di chef, blog di chef, chef su Groupon. 

Perché d’altronde si sa: in questo momento tira più uno chef che un carro di buoi.

E così, a fasi alterne di conati di vomito e curiosità, mi sono accorta che loro ormai erano tra noi.
Ed erano diventati avvicinabili.

Perché il bello è che ora gli chef sono in giro.

E li puoi vedere e toccare e fargli le foto e parlarci.

E così ti ritrovi a scoprire che sono umani (come modo di fare, non come umanità nel senso di uomini. Anche perché, e le donne??!)

E poi inizi a capire.
Inizi a capire che non sono solo cuochi ma sono artisti.
Inizi a capire che il cibo può non essere più solo nutrimento ma esperienza.

Inizi a capire che un buon piatto ti può emozionare quanto un concerto a San Siro.
O come stare davanti alle Slieve Leagues.
E inizi a renderti conto che spendere 100 euro e oltre per una cena non ti fa poi più tanta paura (si beh,  finché si rimane nell'ordine di quella volta l'anno, altrimenti l'idea terrorizza ancora).

Soprattutto se sei disposto a spenderne agilmente 30 per una fottuta pizza+birra+dolcebindi, 80 per Madonna o 120 per una partita della Juve.

No dai scherzo, erano 40 per il Liga e la Juve non l’ho mai vista.
Maporcatroia quelli per la pizza invece li ho spesi un sacco di volte.

E questo 2013 per me alla fine è iniziato così.
Ma finirà com'è iniziato?

A Febbraio con Identità Golose.
Per la seconda volta.
Perché la prima, diciamocelo, ero andata solo per gli assaggi.
E stavolta invece è stato emozionante.
Tutti quegli chef che parlavano parlavano parlavano (e a volte pure troppo, con effetti soporiferi), presentavano e spiegavano piatti come si trattasse di opere d’arte.
E tu, che poi sarei io, immagini i sapori.

E poi c'è stata una cena da Lorenzo Santi. Che mi ha conquistata e soddisfatta.
E che ringrazio di cuore perché mi ha dimostrato che non è mica vero che usciti da un ristorante gourmet poi tocca far tappa al Mc Drive.

E poi ancora c'è stato il corso la scorsa domenica con Ugo Alciati e Andrea Ribaldone (e i fotografi Davide Dutto e pure Bob Noto che purtroppo noto per me non lo era prima di allora (che ignoranza oceanica vergognosa). Però scusatemi, voi siete celeberrimi e vi meritate un degno spazio a parte, molto più di una parentesi).

E così in un niente ti ritrovi lì, ancora più vicino a loro. E ci parli.

E finisci pure col chiedere ad Ugo Alciati come sia possibile che i chicchi del tuo risotto a volte esplodono inspiegabilmente e ti viene un mappazzone (per non dire una merda).
Anche se usi il riso raccolto amorevolmente chicco per chicco e invecchiato per 1254 anni in botti di rovere che costa quanto un tartufo.

E lui, invece che mandarti a cagare con sufficienza, te lo spiega! (per la cronaca, la sera stessa sono arrivata a casa alle 22.00 e ho provato a fare un risotto. E cazzo, c’aveva ragione, mettevo troppo brodo alla volta!)

E allora tu, solo per questo, saresti pronta a sposarlo (scherzo. Però se proprio insisti....va che sono brava in cucina!).

E poi, in occasioni del genere, tu stai lì delle ore a guardarli cucinare, spiegare, raccontare, impiattare.
E poi assaggi i loro piatti buonissimi creati proprio sotto al tuo naso.

E tu allora torni a casa, e rifletti.
Ti commuovi quasi. E pensi e pensi e ripensi.

E pensi che, fanculo, se avessi risparmiato i soldi di quelle cazzutissime pizze fuori, sai ad oggi quante cene stellate ti saresti potuta sbafare???!

Ah. E oggi niente ricetta. Ma opere di bene.