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domenica 9 settembre 2012

Provati per voi: gamberi della Louisiana


Ingredienti per quattro persone:
350 gr di spaghetti alla chitarra
1 kg di gamberi
mezza carota
mezza cipolla
qualche gambo di prezzemolo
mezzo bicchiere di vino bianco
un peperoncino
uno spicchio d'aglio
olio extravergine
sale e pepe

Finalmente dopo tanto sono tornata in uno dei miei posti preferiti: l'Ikea.
E le risposte sono sì e no. Sì, è' vero che basta poco per rendermi felice e no, il Signor Ikea non mi sponsorizza.
Che ciula. Sono l'unica blogger che fa pubblicità a gratis. 
Però se per caso il suddetto Signore mi stesse leggendo e per compassione volesse mandarmi a casa una cascata di brugole d'oro le accetterei volentieri. Ma anche delle viti d'argento andrebbero bene, non stia a farsi problemi.
Comunque, dopo aver fatto il mio solito giro per l'esposizione superiore ed essermi innamorata di svariati nuovi arredi originalissimi, che di originale non hanno più niente quando penso che sono stati prodotti in 89485948590485945oni di pezzi, mi sono fatta violenza e sono riuscita a oltrepassare le casse con solo una ciotola d'acciaio e un thermos.
Mi sono mangiata un hot dog, ringraziando di averlo potuto comprare già fatto e per non essermi trovata davanti un maiale, un sacco di farina e delle istruzioni, cosa che per altro prima o poi mi aspetto, e ho fatto il giro di rito alla bottega alimentare.
E lì, in mezzo a tutto il resto, li ho visti. Ed è stato colpo di fulmine. O colpo di testa.
Perchè comprare dei gamberi della Louisiana, venduti come gamberi cinesi, in un negozio di mobili svedese forse non è proprio saggio.
Tra l'altro sulla confezione non c'è nemmeno indicata la zona precisa di provenienza, nè se sono stati pescati o allevati.
Ma per una volta ho preferito non pensarci.
Uscita con sottobraccio il mio bel chilo di gamberi surgelati in salamoia di acqua e aneto, mi sono diretta verso casa.
Saranno stati i 30 gradi, sarà stata la confezione chiusa col culo, fatto sta che un ruscello di brodo ha iniziato a colare dalla confezione.
E com'era prevedibile io non avevo niente per arginare i danni, se non i tappetini dell'auto.
Il tempo di arrivare a casa e sembrava avessi in macchina un nuovo arbre magique.
Ora devo solo sperare di non venire assalita dai gatti ogni volta che esco.
Poi ho iniziato a documentarmi sulle bestie acquistate, perchè io mica sapevo esattamente cosa fossero.
A quanto pare questo gran bastardone del gambero d'acqua dolce della Louisiana, che pare un'aragosta in miniatura, è un potente predatore che ha un'elevatissima capacità di riproduzione e un forte spirito di adattamento e che tende a magnarsi tutto quello che che gli sta intorno, animale o vegetale che sia, rischiando pure di distruggere l'ecosistema che lo circonda. 
E mica per niente viene chiamato gambero killer. 
Ma proprio per queste caratteristiche che ne rendono semplice l'allevamento, ovviamente è stato importato dai più furbi in tutti i modi, in tutti i luoghi in tutti i laghi in tutto il mondo. 
E l'universo ora lo insegue ma lui ormai è irraggiungibile. 

Il modo più semplice per farne un test d'assaggio era quello di condirci la pasta. Quindi ho aperto la confezione, li ho tirati fuori e ho cercato il coraggio per pulirli. 
Il carapace è durissimo, quindi serve una buona forbice. 
O un'ascia ben affilata. 
Poi vi serviranno una ciotola, un pentolino e il bicchiere del tritatutto: una per la polpa, uno per gli scarti duri e uno per gli scarti molli, che poi andremo a frullare.
Sì, avete capito bene, e non fate quella faccia lì che si sa che il buono dei gamberi è tutto nella testa. Preferite forse succhiarle una ad una??!
Iniziate poi a staccare le code, cercando di non pensare che tutte quelle zampette lì lunghe e sottili ricordano quelle di un ragno. 
Soprattutto se siete aracnofobici come me. 
Che infatti mi tremavano le ginocchia e mi è venuto anche da piangere quando un pezzo di cervello mi è schizzato in faccia.
Mettete la polpa da una parte e i gusci dall'altra. Poi togliete la parte dura dalla testa, mettetela con gli altri gusci e quel che rimane nel bicchiere del tritatutto. 
Ora iniziate a frullare le teste. Sì, frullare. Dolcemente frullare per poi accelerare con un ritmo fluente di vita nel cuore.
Poi prendete questo bell'impasto e buttatelo nel pentolino con gli altri gusci.
Fatelo tostare per un paio di minuti a fuoco alto, aggiungeteci il trito di carota, cipolla e gambi di prezzemolo, il vino bianco, abbassate al minimo la fiamma e fate cuocere una mezz'oretta senza il coperchio.
Colate il tutto e mettete il sughetto ottenuto da parte. 
Fate saltare in una padella la polpa delle code con un peperoncino e uno spicchio d'aglio, aggiungeteci il succo delle teste, buttateci la pasta al dente e portate a cottura.

martedì 28 agosto 2012

Paccheri e canocchie



Ingredienti per quattro persone:
paccheri in base alla vostra coscienza
un paio di canocchie a testa
un paio di pomodori
qualche foglia di basilico
aglio
stanlio e olio

Ho esaurito le ferie. Sono tornata in ufficio. Agosto è agli sgoccioli. E quindi per me l'estate è finita.
E se vale la regola della settimana, ovvero che dopo aver scollinato il mercoledì ormai è quasi il weekend, in pratica siamo già a Natale.
Oh cazzo. Mi tocca tirar fuori il piumone.
Certo che le mezze stagioni non esiston proprio più...
E nonostante la scuola sia ormai lontana, mentalmente per me con settembre è come se iniziasse anche un nuovo anno e con lui una serie di nuovi propositi.
E non perchè io sia tornata ricaricata dalle vacanze, anzi. Io sono una di quelle che soffre della cosiddetta sindrome da rientro che, come avrete letto su tutti i giornali, è una malattia provata e i cui sintomi sono: nervosismo, affaticamento, svogliatezza e agitazione.
Graziealcazzo. In pratica è come dire che se il lunedì mattina fai fatica a svegliarti e non hai voglia di andare in ufficio allora sei malato e soffri della sindrome di staminchia.
No perchè non so voi, ma io se potessi starei sempre in vacanza.
E' solo che non sono un ragazzo fortunato e se devo dirla tutta qui non è il paradiso. Ciaomammaguardacomemidiverto! Ee aaaaaaa. 

Tornando ai buoni propositi, come ogni Agosto e anche un po' ogni Dicembre, non avendo una cippa da fare in vacanza, ho pensato ad una serie di cose da fare nel nuovo anno, sempre che i Maya ovviamente non abbiano ragione e anche se consapevolmente so già benissimo ne farò la metà.
Noi dai, faccio la seria. Diciamo un terzo.
Muahahahahhaah ok dai facciamo che forse uno su mille ce la fa. 
Insomma in pratica ho imparato a sovrastimare volutamente il numero delle cose da fare in modo che poi, tolte le defezioni e dispersioni, ne rimanga una quantità accettabilmente realizzabile.
Cose del tipo: mettermi a dieta e perdere almeno 10 kg, riniziare a frequentare la palestra alla quale mi sono iscritta l'anno scorso che mentalmente già per il solo fatto di pagare le rate mi fa sentire come se avessi il culo più sodo, iscrivermi ad un corso di ballo, frequentare altri corsi stimolanti, coltivare il blog, imparare a cucinare e fotografare meglio, fare qualche viaggio, riuscire a fare la mantenuta e anche vincere al superenalotto.
Va bene dai avete ragione forse ho esagerato un pochino. 
Facciamo 8 Kg.

Pertanto, in linea con i nuovi obiettivi 2012-2013 anche le mie ricette d'ora in poi saranno orientate verso piatti più light, come ad esempio questi innocenti paccheri con solo un po' di pesce e qualche pomodorino.
Tanto poi lo sapete che tra due giorni vi propinerò una sacher a 15 piani, vero?!
Introducendovi alle canocchie, ne approfitto per un nuovo approfondimento sul pesce, che mi sa non vi facevo da un po'.
Le canocchie o pannocchie o cicale di mare, sono un crostaceo che fino a qualche mese fa era a me sconosciuto. O meglio, sempre visto sui banchi delle pescherie (o era lui che vedeva me?) con quegli occhiettini lì un po' da cartone animato, mi ha sempre fatto troppa tenerezza per comprarlo e mangiarlo e così l'ho sempre risparmiato.
Fino a quando poi non ho scoperto che quelli che pensavo fossero occhi in realtà erano la coda. Me tapina.
Il furbacchione ha degli occhi finti carinissimi sulla coda che servono ad imbrogliare i predatori, mentre in realtà i suoi occhi veri sono dalla parte che sembra una coda ma che invece è una testa. Chiaro?
Cioè alla fin fine ha letteralmente una faccia da culo.
Quindi, dopo aver scoperto ciò, non mi sono più fatta fregare e l'ho comprato, scoprendo in lui un pesce gustosissimo e molto più saporito dei suoi lontani cugini di terzo grado, gli scampi, che tra l'altro costano più dell'oro. Motivo per il quale esiste l'espressione "che Dio ce ne scampi".
Per questa ricetta, se volete pulire le canocchie auguri. In rete trovate un sacco di video esplicativi. In sintesi dovete usare delle forbici, tagliare di piatto tutte quelle specie di linguette che ha sulla pancia e che pungono da morire, per dire eh, poi tagliare i bordi laterali e quindi aprirle per tirare fuori i 5 milligrammi di polpa che hanno. 
Se invece volete gustarle nel modo più veloce possibile e non avete voglia di farvi tante menate, prendete una forbice e squartatele per il lungo partendo dal mezzo degli occhi finti fino ad arrivare a quasi alla testa, senza dividerle totalmente.
Giratele magari dalla parte della pancia così non vi fisseranno mentre lo fate.
Buttatele poi per qualche minuto in padella con il soffritto d'aglio e olio e i pomodorini tagliati a tocchetti e conditeci la pasta che avrete l'accortezza di scolare 5 minuti prima del tempo per poi finirla di cuocere in padella col resto, aggiungendoci un mestolino d'acqua di cottura.
Se avete senso potete levare i cadaverini prima di servirla che è uguale, dato che magicamente e inspiegabilmente la polpa delle canocchie si scioglie nel sugo e ne rimane solo la corazza bella pulita. 
Ottimo lo stesso piatto con l'aggiunta di un po' di pesto.



lunedì 12 marzo 2012

Gamberi vestiti di lardo e sfoglia


Ingredienti per 12 gamberi:
250 gr di pasta sfoglia
12 code di gambero
12 fette di lardo
1 tuorlo d'uovo per spennellare
semi di sesamo

Prendete dei gamberi o delle mazzancolle o quel che l'è (per me son tutti uguali dai, è solo una trovata di marketing), decapitateli e sgusciateli lasciando l'ultimo pezzettino di coda. Mummificateli con una fettina di lardo e con una strisciolina di pasta sfoglia. Spennellate con il tuorlo d'uovo sbattuto, cospargete di sesamo ed infornate a 180° per 15 minuti fino a doratura.
Et voilà: la mummia è servita.
Ps.: Un grazie speciale a B, che sa il perchè.