Ingredienti per una torta da 22 cm di diametro:
200 gr di farina manitoba
100 gr di farina integrale
80 ml di vino bianco secco
80 ml d'acqua
un pizzico di sale
30 gr di olio extravergine
200 gr di patate
200 gr di carote
200 gr di cipolle
una manciata di piselli
un cucchiaio di burro chiarificato o di olio
un cucchiaino abbondante di masala indiano per verdure (o curry)
un cm di zenzero grattugiato o la buccia di un limone
I capelli nella mia vita sono sempre stati una costante: tantissimi e dovunque.
Come i peli tra d'altronde.
Ma certe cose forse non le volete sapere. O forse non dovrei dirle io.
Che poi il risultato è lo stesso, un po' come nell'addizione quando sposti gli addendi.
Vi basti sapere che da adolescente quando mi feci bionda (intendo i capelli) qualcuno simpaticamente osò soprannominarmi saggina.
Come la scopa.
E penso si riferisse solo alle sembianze. Almeno credo.
Comunque e quantunque, a parte il dovunque personale, è il dovunque temporale la parte preoccupante (ma se temporale è riferito al tempo cosa si usa per riferirsi al luogo?).
Infatti la mia vita, purtroppo, è stata segnata da una serie di ritrovamenti capelliferi avvenuti nei momenti meno opportuni.
Ovvero ad ore pasti.
Ricordo ancora la volta in cui in un ristorante ne trovai uno lunghissimo in un hamburger. E non vinsi nemmeno niente.
Senza contare poi i vari nella pizza, nella pasta, nelle patate. E così via.
C'è chi narra addirittura di averne trovati ripetutamente nel liuk.
E c'è anche chi sostiene che il cibo più infimo in cui è difficilissimo individuarli siano appunto le torte salate. Quelle di spinaci in particolare. E che per questo motivo le abbia totalmente eliminate dalla propria dieta.
E dato che io non sono per niente suggestionabile (infatti è solo per puro caso che da quando vidi Urban Legend, 15 anni fa, ogni volta che salgo in macchina la sera io controlli sempre i sedili posteriori), nel dubbio, no spinaci no party.
Ma Martini welcome. E anche George. Imagina.
E quindi alla fine, pensa che ti ripensa, ci ho ficcato dentro il ripieno che uso nei samosa, dato che attualmente sono nel trip della cucina indiana.
Per la pasta ho ovviamente seguito fedelmente la favolosa ricetta della Vitto.
Ho quindi impastato le farine con i liquidi, lasciato riposare per un'oretta, diviso l'impasto in cinque palle, steso sottilissimamente ognuna, adagiate le prime tre tutte ben spennellate d'olio nella teglia, messo il ripieno e coperto con le ultime due sempre belle unte.
Quando poi è arrivato il momento di fare la cosa più divertente (ovvero sputacchiare dentro ad una cannuccia infilata nel bordo per gonfiare l'ultima sfoglia), la mia era già gonfissima di per sè e quindi non è stato necessario farlo.
Misteri della sigillatura e del sottovuoto inverso. Oppure la solita sfiga.
Per il ripieno invece, sminuzzate carote e cipolle e fatele leggermente soffriggere a fuoco basso nel burro o nell'olio. Aggiungete le patate tagliate a piccoli cubetti, i piselli, coprite a filo con acqua e un pizzico di sale e fate cuocere fino allo spappolamento totale (ci vorranno almeno 45 minuti).
A fine cottura, ovvero quando avrete ottenuto un quasi-purè abbastanza asciutto, aggiungete le spezie. E no, furboni, non vale frullarlo perchè i pezzettini devono rimanere e si devono sentire.
Assemblate ora la torta nel giusto ordine nonostante io abbia spiegato prima la pasta e poi il ripieno avendo cura di non mettere il ripieno sopra la torta o peggio sotto perchè ormai avete usato tutte le cinque sfoglie disponibili e quindi l'avete già chiusa, e cuocete a 180° per circa 45 minuti.
Servite tiepida o anche fredda che sennò vi si spalma sul tavolo.
Ovviamente con questa ricetta partecipo all'MTC di settembre