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mercoledì 12 febbraio 2014

Identità Golose 2014




Ritorno da Identità Golose con uno zainetto pieno di nuove informazioni e nuovi stimoli.
E nuove fisse.
Tipo che ho scoperto che non posso più vivere senza un essiccatore. O senza un germogliatore. O senza un buon frullatore.
Tutte le cose in rima insomma.

Anche se va beh, l'ultimo ce l’avevo già, prima di farlo fuori frullandoci dentro per sbaglio la sua guarnizione e poi dei fichi secchi con le noci che forse più che secchi erano mattonelle.
E dire che ero certissima fossero le noci a fare quegli strani rumori.

E comunque, domenica mi son sparata tutta la giornata nella sala di Identità Naturali.

E per fortuna mi hanno fatto assaggiare qualcosa lì, che quelli che erano agli stand dell’area espositiva non è che fossero proprio tutti disponibili e simpatici, anzi.
Anche se ammetto di dovergli riconoscere una grande perspicacia, dato che mentre ti avvicinavi loro avevano già capito se eri uno da coprire di champagne o uno a cui chiudere in faccia bottiglie e scatole di caviale.

In sala invece ho conosciuto dei grandi personaggi, quali Simone Salvini e Daniela Cicioni, per citare i due che più mi hanno colpito e che più mi hanno dato nuove informazioni.

Tra le mille cose che hanno detto, ho condiviso immensamente il principio secondo il quale la cucina vegana non deve per forza essere un sostitutivo della cucina convenzionale e non si deve per forza lavorare per imitare i prodotti animali (perché diciamocelo, la cosa che fa più incazzare i carnivori o ex tali è quando gli si dice che il seitan dà la stessa soddisfazione di una costata) ma deve rappresentare un prodotto diverso e nuovo. Da scegliere perché buonissimo.

E poi ho scoperto un sacco di cose per me nuove, ma non è che posso dirvi tutto (leggasi, ho un mucchio di appunti scritti ad cazzum che devo decifrare).

Per esempio, ho scoperto che le lenticchie bianche sono ricche di amido ed è più facile impastarne la farina rispetto ad altri legumi.
Che in Oriente si dice che più il legume è piccolo più è digeribile.
Che l’assafetida li rende comunque tutti più digeribili.
Che frullando mandorle e anacardi oppure semi di zucca ed aggiungendoci dei fermenti lattici e facendo riposare il tutto per un tot tempo si ottiene una roba buonissima.
Che il patè di lenticchie bianche e mandorle è fenomenale.
Che l’ammollo di semi e cereali attiva gli enzimi e la germinazione e il loro valore nutrizionale aumenta un casino.
Che la nocciola abbassa l’indice glicemico.
Che anacardi e latte di cocco insieme sono un’esplosione di gusto.

E poi basta perché ero stanca e sono andata a casa.





martedì 22 ottobre 2013

Med Diet Camp Cagliari



Come già tutti vi sarete accorti dalle mie millemila foto su Instagram e Facebook, l'ultimo fine settimana di settembre sono stata al Med Diet di Cagliari*.
Il mio primo evento in veste ufficiale di food blogger.
E non è che postassi istericamente perché volessi menarmela (ma forse un po' anche sì), è solo che l'emozione della prima volta porta ad essere un po' idioti. E così si esce di casa sani (ah. ah.) e si finisce col taggarsi al check in dell'aeroporto come le peggio bimbeminkia.
Ma per fortuna (vostra) la 3 prende meno di un cieco al tiro al piattello e così ho smesso subito.

Di questo week end mi ricordo principalmente tre cose: l'umidità al 99%, la compagnia e la dieta. 
Voi non potete immaginare il caldo che faceva (giuro, in inverno non faccio così schifo), come non potete immaginare (o forse sì?) cosa voglia dire andare in giro con delle food blogger. 
Del tipo che si esce insieme dall'hotel con l'intento di vedere un po' il centro città. Ci si ferma al negozio di fronte che vende biscotti artigianali. Poi si esce. Ci si ferma al negozio dopo che vende specialità sarde. Si fa una lunga sosta per assaggiare salumi, formaggi e vino. Poi si esce. E ci si siede per un aperitivo. Totale metri percorsi: 50. Totale chili di roba acquistati: 5. Totale roba assaggiata: dati non disponibili.
E poi le chiacchiere. 50 donne insieme, per di più con interessi comuni, sono il delirio totale. 
Per i primi momenti, ma pure ore, gira quasi la testa. Saluti una poi saluti l'altra poi inizi un discorso ma non riesci a finirlo poi ti giri poi ti chiamano poi torni sul discorso di prima poi vorresti parlare con tutte ma non ce la fai. Insomma un casino. Un gran bel casino. Ma poi finisce che nel mucchio trovi anche la tua dimensione e finisci con l'incontrare delle persone veramente valide (leggasi veramente-idiote-quanto-te). E così, tra qualche bicchiere di prosecco e tocchi di pecorino, ti ritrovi a pensare che forse in fondo essere una food blogger non è poi tanto male.
PS per le tre che hanno la coda di paglia e che si son sentite tirate in causa sì, parlo proprio di voi.

E poi c'è la dieta mediterranea. Ultima ma non ultima. Il motivo per il quale tutte eravamo lì.
Voi tutti sapete bene quanto io tra le minchiate che scrivo cerchi sempre di trasmettere una sorta di educazione alimentare in cui credo fermamente. E sì lo so che forse dovrei impegnarmi di più, ma non vorrei rischiare di diventare troppo seria.
Ormai  lo si sente in ogni dove: noi siamo quello che mangiamo.
Cosa da evitare di pensare mentre si addenta un porceddu.

Tutti ormai sappiamo benissimo l'impatto che la nostra alimentazione ha sulla nostra salute. Tutti ormai sappiamo (o forse no?) che se mangiamo sano stiamo anche meglio.
Ma cosa significa mangiar sano? Non ve lo ricordate? Bene, facciamo un ripasso:
tanta frutta e verdura fresca, non trattata, di stagione e possibilmente locale, meglio cruda e quando cotta cotta il meno possibile per mantenere tutti i principi nutrizionali. Cereali di tutti i tipi da alternare possibilmente tutti i giorni, spesso integrali, ovviamente non trattati manco questi. Meno sale e più erbe aromatiche. Parecchi legumi. Poche uova, latticini e carne, più spesso le bianche e raramente le rosse, ovviamente meglio se da allevamenti estensivi. Pesce, ma non quello allevato, tranne i molluschi, né quello a rischio estinzione. Pochi grassi animali. Olio extravergine d'oliva, italiano, possibilmente a crudo. Pochi zuccheri. Un bicchiere di vino ogni tanto. Niente cose confezionate. Niente cose industriali. Niente additivi. Poche cose che hanno un packaging e quando c'è che sia ecologico. Frutta esotica e alimenti importati dal terzo mondo solo se fair trade.
(PS per chiarimenti singoli e motivazioni specifiche chiedete pure a google che io non sono mica un'enciclopedia).

Okok ci ho aggiunto qualcosa di mio ma il senso è chiaro.
E se le togliete, il resto è quella che viene chiamata Dieta Mediterranea.
Che è una delle poche diete che non si fa per dimagrire ma per star meglio e vivere fino a 200 anni (cheppalle ma speriamo pure di no....).

E quindi, infine, grazie a Patty che mi ha coinvolta in questo bellissimo evento. Grazie all'Associazione nazionale Città dell'Olio che si è resa artefice di questa interessante e utile esperienza. Grazie agli Chef, ai relatori e a tutti gli organizzatori. 
E grazie ovviamente a tutte le altre 49 colleghe.

E ora....quand'è che è il prossimo evento??!!

E sì, lo so che le foto fan cagare.



*Il MedDiet Camp è il primo dei cinque grandi eventi pianificati da MedDiet, progetto strategico finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma ENPI CBC Bacino del Mediterraneo 2007-2013. Con un budget complessivo pari a circa 5 milioni di euro e una durata di 30 mesi, il progetto mira a promuovere e valorizzare la Dieta Mediterranea, riconosciuta Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco nel 2010. Oltre all’Italia, che partecipa con Unioncamere in qualità di capofila, il Centro Servizi per le imprese della Camera di Commercio di Cagliari, il Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio e l’Associazione nazionale Città dell’Olio quali partners, il progetto coinvolge altri 5 Paesi del Mediterraneo (Egitto, Grecia, Libano, Spagna e Tunisia).






mercoledì 25 settembre 2013

Lettera a QUELLI DEL SABATO



Cari ragazzi,
ho pensato tanto a quello che avrei dovuto scrivere perché il timore di non riuscire ad esprimere a parole quello che ho vissuto era parecchio.

Domenica scorsa (un po' scorsa..) ho avuto la possibilità di incontrarvi e l'emozione e la commozione son state tante.
Anche se, se devo essere onesta, in realtà avevo iniziato già a commuovermi quando ho ricevuto il vostro invito, ho studiato il vostro sito, ho letto la vostra storia e ho visto le vostre foto.

E ok che di solito io sono quella-che-non-fa-testo-perché-piange-pure-con-la-pubblicità (e non solo quando fa pena), ma l'aver potuto infilare la testa un momento, come si fa nei migliori acquari, in quello che è un mondo bello, è stato davvero toccante e non ha fatto altro che alimentare la lacrimuccia.

(E sì, lo so cosa state pensando voi lettori. Che queste non sono frasi da me, che sono talmente sdolcinate da sembrare una presa per in fondelli e blablabla. E invece è tutto vero. Giuro. È che io a volte sembro una bbbestia. Ma in realtà ho un cuore di formaggio.)

Tornando a noialtri, ma più a voialtri, ci terrei a ringraziarvi pubblicamente.

Grazie per i per i vostri sforzi e per il vostro impegno.
Perché nonostante anche voi, come tutti noi, abbiate un lavoro da lavorare, una famiglia da curare, la spesa da fare, i pasti da preparare, i piatti da lavare, le camicie da stirare, le piante da innaffiare (e potrei anche andare avanti all'infinito ma anche no) a differenza nostra voi fate anche questo.

Grazie per farci da esempio.
Un po' meno per far sentire noi delle merde.

Grazie perché non vi fate spaventare dal diverso. E perché ci insegnate che non c'è nessun motivo per il quale il diverso dovrebbe far paura.

Grazie perché non fate finta che siamo tutti uguali.
Perché sapete riconoscere e valorizzare le differenze. E perché sapete anche scherzarci su.
Perché l'ironia, quando è fatta con l'altro e non sull'altro, è essa stessa accettazione e integrazione.

Grazie per farci riflettere sul fatto che in fondo ognuno di noi, a modo suo, ha dei limiti e delle anormalità. E che non è mica detto che solo perché se non si vedono dal di fuori non esistono.

Grazie perché considerate il prossimo sulla base di quello che sa fare e non sulla base di quello che non sa fare.

Grazie per non esservi arresi davanti alle difficoltà. E per aver creduto in quello che stavate facendo.

Grazie per avermi invitato.

Grazie per avermi intervistato.
E grazie per non avermi fatto vedere l'intervista.

Grazie per le vostre risate.
E anche per il vostro riso.

Grazie per l'ottimo aperitivo, l'ottimo pranzo e l'eccellente servizio.

Grazie per gli allestimenti e per le grafiche fantastiche.
Perché ho visto non solo qualcosa di buono e bello ma anche qualcosa di bellissimo.

Grazie per avermi fatto capire che in fondo a volte le persone che sembrano anormali sono più normali di quelle che tanto normali si credono.



E infine potrei concludere con:
ma soprattutto grazie di cuore per aver reso migliore il mondo in cui vivo.

Ma dato che non voglio far vomitare nessuno concluderò invece con il sempre trendy:
ma soprattutto Grazia, Graziella e grazie al..........



Tutte le info dell'associazione qui:
QUELLI DEL SABATO
Associazione di volontariato a favore di ragazzi diversamente abili

Mentre qui quelle del progetto:
FATTI UNA RISATA