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mercoledì 10 luglio 2013

Non chiamateli gnocchi alla romana


Ingredienti per 2 persone (ma anche 3):

200 gr di farina di lenticchie verdi
500 ml di acqua
una manciata di foglie di basilico
una manciata di mandorle tostate
sale e olio qubi.

Non chiamateli gnocchi alla romana.
Perchè infatti non c'entrano niente.

Ve lo dico, ci sono un po' di cose che devo fare da tempo e che mi voglio levare dalla lista dei to-do prima che torni un altro settembre e io rinizi con le solite menate dei rimorsi rimpianti buoni propositi e bla bla bla.
Che sono estremamente pigra e che mi nasconda sempre dietro al "sono sempre presissima" già lo si era capito, quindi nessuno si stupirà del fatto che a distanza di tre mesi io Finalmente pubblicizzi il Favoloso Fantasmagorico e Fantastico magazine con il quale collaboro ideato da quelle tre Fighissime donne quali sono Federica, Francesca e Fausta.
E non lo dico perchè ci sono pure le mie ricette e per far la solita lecchina di sta cippa, ma solo perchè è vero. 
Quindi, se non l'avete ancora sfogliato, prendetevi cinque minuti per leggere Threef, che tanto che non avete tempo non ci crede nessuno.

La seconda cosa che devo sottolineare è il contest di Siena. 
Riguardatevi dalla Patty il post, le scadenze e le info che se avete un blog e non partecipate poi vi meno.
E già che ci siete scaricatevi pure la App che trovate qui affianco.
Che non si poteva non fare dato che si sa che c'è una App per tutto.

La terza cosa riguarda questo post, che avevo promesso da mesi di dedicare alla mia amicollega, che chiamerò per comodità Sebastian (per non dire zampogna o vacca o bruttoculopeloso, nomignoli che usiamo abitualmente in modo affettuoso), che mi sopporta quotidianamente da oltre sei anni e che praticamente vedo più di mia madre.
E le dedico sto post non tanto perchè le voglio bene (ah ah ah. Credici), quanto perchè porcatroiasonoseicazzodianni, e dico S-E-I, che mangi i legumi come contorno all'hamburger solo perchè non ti sembrano un piatto! 
Ma perdio! Ma possibile che non hai ancora capito niente??! 
Nonostante tutti i link, i post, le spiegazioni che ti ho dato, com'è possibile che siamo ancora all'ABC??!
E quindi questo piatto è per te. 
E non il sole che splende a luglio e i cani e ogni cosa che c'è (a meno non ci si riferisca a scottature e merde).
E' per te un altro piatto unico light e completo (ma se ci metti un po' di cereali è meglio, anche se ormai dovresti saperlo) che ti farà sentire meno in colpa quando poi ti ammazzerai di kinder delice fredde di frigo.

Per preparare questi specie di...di? Gnocchi? Frisbee? Dischi volanti? Ho preso ispirazione dalla ricetta del pane e panelle che ho visto su un libro di Jamie Oliver che ho a casa.
Anche se il perchè io abbia in giro un volume di ricette della tradizione italiana scritto da un Inglese e per giunta abbia il coraggio di consultarlo, ancora mi sfugge.
Comunque, si diceva che ho visto la ricetta delle panelle. 
Però, non volendo friggere e non avendo in casa farina di ceci ma solo farina di lenticchie verdi (ciao Marcella Bella), ho tentato con quella.
Che non c'entra una mazza ma che fa tanto Nigella con cose del tipo: "eh, in questa ricetta ci vorrebbe il prezzemolo ma ho solo del basilico e ci metterò quello che tanto è verde uguale". 
Eh, Nigella, meno male che non avevi in casa solo chessò, un'azalea.

Per fare questi affari, mescolate 200 gr di farina di lenticchie con mezzo litro d'acqua (da aggiungere pian piano che sennò fa grumi) e un pizzico di sale.
Mettete tutto sul fuoco basso, in un pentolino ovviamente, e cuocete, sempre mescolando con una frusta, per circa 10/15 minuti fino a che il composto si addenserà tipo una polenta.
Se poi non avete mai fatto la polenta peggio per voi.
Togliete dal fuoco e versate il tutto da una qualche parte (io ho usato una teglia rettangolare da 26x20 cm foderata di carta forno) fino ad ottenere una roba alta circa un cm scarso. 
Per non dire 0,8 cm. 
Anche se poi pure 0,7 va bene.
Fate raffreddare per almeno una mezz'ora se è inverno e 45 min se è estate poi, usando un bicchiere un coppapasta uno stampino una tazza, ricavate dei tondi (i miei son da 5 cm di diametro).
Metteteli in una teglia leggermente unta d'olio e condite con quello che volete.
Io, che di norma opto per la dieta dissociata, nel senso che mi dissocio dalle diete, ho preparato una salsa frullando una manciata di foglie di basilico con olio extravergine e una manciata di mandorle tostate salate (se vi capitano sotto tiro, provate quelle del marchio Solidale Italiano che si trovano nelle botteghe Altromercato, che sono di una bontà suprema).
Ed ho poi aggiunto pomodorini, anche se questo lo si vedeva nella foto e non c'era bisogno di dirvelo.


giovedì 15 novembre 2012

Polpettine di seitan con salsa al basilico


Ingredienti per circa 20/25 polpette:
400 gr di seitan
due cucchiai d'olio extravergine d'oliva
un cucchiaio di salsa di soia
la buccia grattugiata di un limone
una manciata di pangrattato
una manciata di mandorle frullate
Per la salsa al basilico:
50 ml di latte di soia non zuccherato
100 ml di olio di semi di girasole
un pizzico di sale
qualche goccia di succo di limone
una manciata di foglie di basilico
una manciata di pinoli
mezzo spicchio d'aglio

Sì, so che questa sembra una ricetta estiva ma non è che possiamo mica pubblicare tutti delle zuppe.
E poi comunque qui a Milano è già ormai praticamente primavera e io non ho mai avuto il basilico così bello sul balcone.
Che tra l'altro ho da poco scoperto trattasi di una pianta annuale, quindi in ogni caso meglio farlo fuori ora per evitargli lunghe e inutili sofferenze. 
E pensare che ho sempre creduto di essere una pianticida mentre lui invece moriva autonomamente. Che ignoranza oceanica.
Tornando al tempo, non che ami particolarmente parlarne, che poi sembra che non ho un cazzo di meglio da dire, ma fa oggettivamente caldo. 
Tanto che al mattino parto vestita a strati come una lasagna e mi spoglio man mano fino ad arrivare in ufficio in maniche corte. 
Potrei quasi farci un video in stop motion.
Che poi in realtà il caldo tanto oggettivo non è, dato che proprio in questo periodo di transizione si manifestano le soggettive percezioni di temperatura.
Infatti in giro si vede gente in bermuda che passeggia accanto a gente vestita con piumino, cappello, sciarpa e stivali col pelo. 
Anche se mi viene il dubbio siano forse solo persone che non hanno controllato il meteo.

Arrivando invece alla nostra ricetta postestiva o preinvernale, oggi si parla di seitan.
Che è quella roba un po' gommosa, un po' ciccosa e un po' insapore che a volte perculandoci ci dicono sia uguale alla carne.
Però a me piace. Nonostante tutto. E questo chiamasi amore incondizionato.

Allora, il seitan o muscolo di grano, che però sotto questo nome mi fa un po' senso, non è altro che un ammasso di glutine. E quindi è ricco di proteine e povero di grassi.
Si può comprare già pronto (a prezzi, secondo me, esorbitanti) oppure si può preparare in casa partendo direttamente dalla farina o dal glutine essiccato (che trovate in sacchetto nei negozi biologici).
Avete mai fatto il pane o la pizza in casa? Avete presente quello slaimer che vi rimane sulle mani quando le lavate sotto l'acqua corrente e che immancabilmente rischia di intasarvi il lavandino? Ecco, quella è la parte gltutinosa della farina.
Ed il procedimento per fare il seitan è esattamente questo: si impasta la farina con l'acqua fino ad ottenere un panetto che poi andrà lavato per eliminare la parte amidacea.
Una strada più semplice e veloce, che poi è quella che ho seguito io, è quella di comprare direttamente il glutine secco che va solamente impastato con acqua per ritrovarsi immediatamente con il panetto pronto da cuocere una quarantina di minuti.
Quindi insomma, qualunque strada voi seguiate, noi qui partiamo con del seitan già pronto.
Che andrete a tagliare a pezzettini e a frullare con due cucchiai d'olio, un cucchiaio di salsa di soia, la buccia grattugiata del limone ed eventualmente un goccio d'acqua fino ad ottenere un composto lavorabile.
Con le mani umide formate delle palline grandi come una noce e fatele rotolare nel miscuglio di pangrattato e mandorle tritate.
Disponetele su una teglia coperta con carta da forno, irroratele d'olio (a tal proposito per usarne meno e distribuirlo meglio trovo comodissima l'oliera spray) e cuocetele in forno caldo a 200° fino a doratura per circa 10/15 minuti.
Preparate poi la salsa al basilico.
Mettete nel bicchiere alto del minipimer (o in una tazza alta o in un vasetto alto o in quello che vi pare) l'olio con il latte di soia (mi raccomando che siano alla stessa temperatura altrimenti l'emulsione è un casino), un pizzico di sale e un cucchiaino di succo di limone e iniziate a frullare fino ad ottenere una maionese densa.
Aggiungete le foglie di basilico spezzettate, una manciata di pinoli e mezzo spicchio d'aglio e dategli un'altra rapida frullata.
Ecco fatto.

Con questa ricetta partecipo al contest di Tour De Fork: Riconoscere, scegliere e sostituire, in cui si chiedeva di rielaborare una ricetta classica proponendola in versione più sana.
Ecco io allora ho preso le classiche polpette, ci ho tolto la carne e l'ho sostituita col seitan, alimento leggero e vegetale, non le ho fritte ma le ho cotte al forno e le ho accompagnate con una maionese senza uova.
Che insomma, più leggero di così si muore.

giovedì 12 luglio 2012

Gnocchetti di melanzane e farina di ceci



Ingredienti per 4 persone:
due melanzane medie o tre piccole
300 gr circa di farina di ceci
mezzo spicchio d'aglio
la buccia grattugiata di un limone
una punta di curcuma
una presa di sale
Per la salsa di pomodoro crudo:
due pomodori maturi e sodi
un cucchiaino di capperi
qualche oliva nera
qualche foglia di basilico
una manciata di mandorle tostate
olio extravergine di oliva

E' nato prima il post o la ricetta? 
Questo per me è uno di quei misteri che rimarranno per sempre irrisolti come quello dell'uovo e la gallina, dell'origine dell'universo o del perchè mai abbiano prodotto trasmissioni come Mammoni e Tamarreide. 
Programmi che, ci tengo a sottolineare con l'evidenziatore, ho seguito solo sporadicamente e anche un po' spasmodicamente per una questione prettamente antropologica. Cosa che comunque ancor mi pento di aver fatto e motivo per il quale tutt'ora giro col cilicio e mi flagello anche un po' ogni sera prima di andare a letto. 
Vi dico subito che non mi addentrerò nel suddetto argomento per evitare di diventare scurrile come uno scaricatore di porto al quale hanno appena fregato il portafogli e pestato un piede, con tutto il rispetto per gli scaricatori di porto e per i piedi, ma passerò subito al perchè di questa domanda esistenziale. 
Il fatto è che io finora ho sempre fatto ricette e scritto il post di conseguenza, ma avendo ormai esaurito l'archivio di quelle pronte e non cucinando quasi più sempre per il caldo di cui non vi voglio parlare, mi capita ormai di scrivere prima il post e successivamente farci una ricetta sopra, giusto per rendere le cose semplici. E non che questo sia un problema, è solo che di fatto continuando così, l'equilibrio tra numero di ricette e quantità di cazzate si sposterà pericolosamente dalla parte delle seconde, segnando forse un naturale cambiamento di questo blog. 
Un po' come chi partorisce evolve in un mommyblog, io regredirò ad un stupidblog, che peraltro non è nemmeno catalogato.
In aggiunta a ciò, come se già questo non bastasse a destabilizzarmi, mi sto rendendo conto che blogspot mi ha preso in antipatia e sta considerando come spam la maggior parte dei commenti che io lascio sugli altri blog.
E a tal proposito lancio un appello: A.A.A. e anche Amici bloggergoogleisti araharharharha, siete gentilmente invitati a controllare periodicamente la cartellina "commenti" e "spam" nel menù del vostro blog, perchè LI' mi troverete. 
E mica fra le parole semplici ed il sapore di un mattino di primavera con gli occhi dell'amore, sia chiaro.
E tu, caro Signor Blogger di sta cippa, mi spieghi cos'è che hai contro di me? Cos'è che ti infastidisce esattamente nella parola SaleQuBi?? Si può sapere una volta per tutte??
Va che se continui così ti boicotto e passo a Wordpress. Ti avviso.

Passando invece alla ricetta, di questo piatto mi piacciono principalmente tre cose, ovvero:
è un secondo travestito da primo. Infatti si tratta solo di verdura e proteine vegetali e quindi va bene per tutti, belli e brutti. Va bene per chi è a dieta, per grandi e piccini, per chi è vegetariano, vegano, per chi è intollerante al glutine, al lattosio e così via. 
E' veloce. In mezz'ora è in tavola. Volendo si può anche preparare l'impasto il giorno prima e tenerlo in frigo pronto da cuocere.
Ultimo, ma non meno importante, non ha proteine miste. E questa è una cosa a cui tengo particolarmente.
Credo che, aldilà della scelta delle materie prime, alcuni accorgimenti siano da tenere in considerazione anche negli abbinamenti delle stesse.
Anche se a volte sembra più difficile, non è consigliabile mischiare proteine di diverso tipo perchè il nostro stomaco e intestino fanno molta più fatica a digerirle, dato che richiedono enzimi differenti.  
La scelta poi di non utilizzare farina di frumento ma farina di ceci, oltre ad un fatto di gusto, l'ho fatta perchè credo che variare il più possibile l'alimentazione sia la cosa migliore da fare per non affaticare l'organismo. A pensarci bene di frumento e di conseguenza di glutine, in commercio ce n'è tantissimo, raffinato, e tutto dello stesso tipo, dato che praticamente la maggior parte degli alimenti industriali sono a base di quello. Pensateci un momento: biscotti, fette biscottate, merendine, brioche, pane, pasta, pizza, dolci, basi pronte. Sono tutti a base di grano tenero o di grano duro. Una volta ce n'erano diverse varietà, i cosidetti grani antichi, come per esempio il kamut, il farro, il senatore cappelli. Tutte qualità che, essendo di minore resa e più difficili da coltivare, in nome del solito Dio denaro sono state soppiantate da un unica varietà, che l'industria ci propina continuamente. E poi ci si stupisce di quante persone intolleranti ci siano. Ci credo, provate a mangiare per anni e anni solo pomodori e vediamo se prima o poi il vostro corpo non si ribella.
Ecco, ora mi posso togliere gli occhiali, scendere dalla cattedra, sciogliere lo chignon e spiegarvi finalmente come fare questi cavolo di gnocchi. Che vi ho pure detto che son veloci ma ci sto mettendo anni ad arrivarci.

Lavate e tagliate a metà le melanzane. Mettele in forno a 220° per circa 20 minuti. Dovranno ammorbidirsi ma non c'è bisogno cuociano totalmente, tanto poi le andremo a ribollire sotto forma di gnocchi.
Tagliatele poi a pezzetti e mettetele in una ciotola con l'aglio, una presa di sale e una di curcuma (dall'alto potere antiossidante e antitumorale) e la buccia di limone grattugiata ed iniziate a frullare col minipimer. Non levate la buccia dalle melanzane che tutte le vitamine sono propri lì e tanto una volta frullata non si sentirà più, promesso. Se avete tempo potete ripassare le melanzane in padella per asciugare l'acqua in eccesso, così vi servirà meno farina per l'impasto. Altrimenti aggiungete subito la farina necessaria ad ottenere un composto molliccio, che si possa modellare con due cucchiaini e sbattere nell'acqua bollente. Cuocete per due/tre minuti da quando i gnocchi salgono a galla e scolateli con una schiumarola.
Per la salsa di pomodoro cruda mettete tutti gli ingredienti in un mixer e frullate. Velocissima.

Con questa ricetta salata partecipo a Get an Aid in the Kitchen di Cucina di Barbara 






Con questa ricetta partecipo all'ultimo (sigh) contest di Ambra del Gattoghiotto "Piccola bottega di campagna" in collaborazione con Malvarosa Edizioni.


giovedì 21 giugno 2012

Polpettine di ceci neri e melanzane con ketchup smart



Ingredienti per circa 30 polpettine:
2 melanzane medie
200 gr di ceci neri secchi
buccia e succo di mezzo limone
curcuma
zenzero fresco o in polvere
paprika dolce
sale
sesamo
olio extravergine 

Per il simil-ketchup velocissimo:
8 cucchiai di concentrato di pomodoro
2 cucchiai di aceto balsamico
2 cucchiai di zucchero di canna
sale 

"La cucina per me non è solo un luogo. E' un luogo di culto.
Mi ci reco ogni giorno. Ci compio dei rituali. Ci faccio delle adorazioni. 
E ci prego. 
Soprattutto quando in forno ho un soufflè. 
Quando invece ho gente a cena posso anche arrivare a compiere delle danze propiziatorie. 
La cucina è anche un amica. A volte più facile da gestire. 
Non ribatte quando le urli addosso. 
Non si lamenta quando la sporchi con il sugo. 
Non grida quando le rovesci addosso il caffè bollente. 
Non ti denuncia quando la pesti con un batticarne. 
Non si offende se la trascuri e ti ascolta sempre in silenzio senza interromperti.
E poi la cucina è il mio rifugio. 
Da piccola lo era la tenda degli indiani fatta con un lenzuolo appeso ad un albero in giardino. 
Poi lo è diventato la mia cameretta con il cartello "keep away" sulla porta. 
E poi crescendo lo è diventato la cucina. 
Che da quando non vivo più sola dev'esser rigorosamente abitabile per necessità di sopravvivenza. 
La mia.
La mia cucina ora è il nido in cui posso rifugiarmi quando ho bisogno di decomprimermi. 
E' il mio laboratorio in cui posso far confluire le mie energie e la mia creatività. 
Ma è anche, e soprattutto, il luogo in cui posso solo stare ferma. 
Seduta in silenzio sullo sgabello. 
A guardare fuori dalla finestra. 
Mentre aspetto che cuociano i biscotti. 
Senza bisogno di fare nient'altro." 

Questo microracconto lo trovate anche sul blog della LUBE, che gentilmente mi ha chiesto se volevo dedicargli una ricetta e parlare un po' del mio rapporto con la cucina, cosa che ho fatto volentierissimo.

Per preparare invece queste ottime polpettine procedete come segue:
mettete in ammollo i ceci e lessateli come da istruzioni (i miei necessitavano 2 giorni di ammollo e 2 ore di cottura).
Due. Giorni. Sì. Avete letto bene. Pratici, comodi e veloci. 
Ai 4salti in padella gli fanno una pippa.
Cioè praticamente devi decidere cosa mangiare con tre giorni di anticipo e sperare non capitino contrattempi perchè se poi qualcuno nel frattempo ti invita a cena sei fottuta.
No guarda scusami ma ho i ceci in ammollo, mi spiace, magari la prossima volta avvisami con un po' più di anticipo, ok??! Grazie. 
E tra l'altro non so nemmeno come io sia riuscita a non dimenticarmene. Io. Che non mi ricordo manco cos'ho mangiato ieri.
Cioè, in realtà lo so, dato mi son dovuta mettere il promemoria sul cellulare alla scadenza dei due gironi. Perchè per esperienza già la mattina dopo davanti alla ciotola dell'ammollo sarei rimasta lì inebetita a pensare da quanto tempo fosse lì.
Uhm. Ma da dove arrivano questi ceci? Ma li ho messi io? Ma ieri o l'altro ieri? No forse due giorni fa. O forse ieri mattina?? Ma non è che è uno scherzo? Mumble mumble.
Per questa ricetta ovviamente potete usare pure quelli gialli, che secondo me hanno lo stesso identico sapore.
Ah, anche quelli in scatola volendo. Al massimo dopo andate a confessarvi.
Procedete lavando le melanzane. Bucherellatele con una forchetta per evitare esplodano nel forno e cuocetele a 200 gradi per una ventina di minuti fino a quando saranno morbide.
Taglietele a metà, prelevate la polpa con un cucchiaio e mettetela in una ciotola.
Aggiungeteci i ceci lessati e tutte le spezie.
Frullate il tutto con un minipimer.
Formate con le mani inumidite delle polpettine della grandezza di una polpettina (chiaro no?) e rotolatele nei semi di sesamo.
Disponetele in una teglia foderata con la carta da forno. 
Irroratele con un filo di olio extravergine e cuocetele a 200 gradi per circa 10 minuti.
Per il simil-ketchup mettete in un pentolino il concentrato di pomodoro. Aggiungeteci l'aceto, lo zucchero e un pizzico di sale. Fate bollire per un paio di minuti.
Fatelo raffreddare e servitelo come accompagnamento alle polpettine.

Con questa ricetta sana, veloce, leggera, speziata e vegana partecipo al contest di VerdeCardamomo "La Ricetta del benessere".



lunedì 7 maggio 2012

Calamari ripieni brasati


Ingredienti per 6 calamari:
6 calamari
100 gr di pane raffermo
6 code di mazzancolle
un mazzetto di prezzemolo
un limone
4 cipolle
mezzo bicchiere di vino bianco
olio extravergine di oliva
sale e pepe qubi

Da poco ho imparato a cucinare il pesce. Influenzata dalla nomea che ha di essere difficile e complicato l'ho sempre relegato in secondo piano poverino, spingendomi al massimo e non oltre fino ad una pasta ai frutti di mare surgelati e ai bastoncini del Capitano, che ormai dopo 20 anni che lo vedevo in televisione mi ci ero anche affezionata un po', vecchio lupo di mare. Ma sia chiaro, ora che sono una consumatrice consapevole il vecchiaccio non mi frega più. Nè lui coi suoi suoi 10 gr di pesce e 452585 gr di impanatura, nè quelli che rompono il tonno in estinzione con un grissino (chiaro esempio di pubblicità ingannevole, primo perchè il tonno dalla scatoletta NON esce intero se lo ribalti, secondo perchè al massimo è il tonno che rompe il grissino e non viceversa).
Comunque superate le mie ansie inziali ora posso dire che il pesce non ha più segreti. Almeno quello che conosco. E che ormai mi piace tantissimo e in tutti i modi, crudo cotto o granbiscotto.
E poi è SEMPLICE e veloce. A parte la pulizia in alcuni casi, che più che difficile fa un po' schifo. Ma appunto per questo esistono i pescivendoli, che sono lì per facilitarvi il lavoro, mica  per rompere le nocciole a Cip e Ciop.
Questa ricetta dei calamari ripieni, oltre che buonissima, è un chiaro esempio di come cucinare il pesce può essere alla portata di tutti.
Prendete i calamari e se sono già puliti, fortunati voi, passate al punto successivo. Se invece sono da pulire......dai, ok....l'ho fatto mille volte, ce la posso fare ancora: prendete un calamaro, afferrategli i tentacolini tutti insieme e tirate delicatamente, cercando di non fissarlo nei suoi occhi languidi. Tirate fino a che uscirà tutta la roba vomitevole e molliccia che ci è attaccata insieme. Prendete ora un coltello e tagliate di netto tra gli occhi e i tentacoli (ooommiodddiooo), e togliete la pallina dura che sentite, che è il dente. Ora cercate nel resto del corpo l'osso cartilagineo (?!), che spunterà da un lato, e tiratelo via delicatamente. No, non è un pezzo di plastica che si è mangiato il calamaro, è la sua struttura ossea, giuro.
Ecco. Ce l'avete fatta! Pulizia finita. Appena vi è passata la nausea dategli una bella sciaquata e via, eccolo bello pronto per essere imbottito.
Per il ripieno ammollate il pane nell'acqua, strizzatelo e frullatelo insieme ai tentacoli, al prezzemolo spezzettato, a mezza cipolla, alla buccia di limone grattugiata, a un po' di sale e pepe e alle code di mazzancolla sgusciate.
Non trovate simpatica l'idea di mettere delle mazzancolle dentro i calamari? Sembra un po' una matrioska e mi ricorda una puntata di Gordon quando era mi pare in India e preparava un piatto tipico infilando un uovo in una quaglia, poi la quaglia in un pollo e poi il pollo in un agnello. E per fortuna che si è fermato lì, perchè avrebbe potuto continuare mettendo l'agnello in un maiale, il maiale in una mucca, la mucca in un ippopotamo, l'ippopotamo in un elefante. E' che mi sa che non aveva un forno abbastanza grande.
Ma noi comunque ci limiteremo a mettere delle mazzancolle nei calamari, che sennò poi appunto non ci entrano nella padella.
Prendete ora una sac a poche usa e getta, che i bignè alla crema al profumo di calamaro non so se piacciono tanto, riempitela con il ripieno e farcite i calamari fino a circa metà sacca, perchè in cottura restringono e se son troppo pieni vi esplodono e poi chiudeteli con uno stuzzicadente. Mettete in una padella un filo d'olio, le cipolle affettate sottilissime, adagiatecivicivivici i calamari, bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco e il succo del limone, alzate la fiamma fino a quando il fondo inzierà a bollire poi coprite ed abbassate il fuoco al minimo. Fate cuocere per circa una ventina di minuti fino a quando il liquido sarà assorbito, poi scoperchiate, fate rosolare leggermente e servite.


Con questa ricetta partecipo al contest Crostacei e Molluschi di About Food


lunedì 16 aprile 2012

Riso speziato e curry di pollo


Ingredienti per 4 persone:
350 gr di riso basmati
8 cosce o sovracosce di pollo
mezza lattina di latte di cocco (o un vasetto di yogurt)
curry o masala indiano
2 cucchiai di anacardi
3 carote
3 cipolle
mezza costa di sedano
mezzo bicchiere di vino bianco
anice stellato
buccia di un limone
chiodi di garofano
qualche granello di pepe
sale

Iniziamo disossando i pezzi pollo. Sembra difficile, ma chiunque abbia seguito tutte le serie di Dr. House e CSI è già preparatissimo. E anche chi ha giocato all'Allegrochirurgo, anche se forse togliere un femore da una coscia di pollo con una pinzetta senza far suonare la campanella è un po' più complicato. Però oh, se ce la fate avvisatemi, ve ne prego.
Comunque niente, alla fine basta prendere un coltello sottile e molto affilato, partire da un lato e tagliuzzare tutta la carne visibile; fregatevene di far le cose precise che tanto stavolta il pollo è da fare a pezzettini comunque.
Prendete poi le ossa e la pelle del pollo e se non siete Apelle figlio di Apollo e quindi non dovete farci una palla, mettetele in una pentola con una carota, una cipolla tagliata e metà, la mezza costa di sedano, il mezzo bicchiere di vino bianco, qualche granello di pepe, un cucchiaio di sale, qualche chiodo di garofano, la buccia di mezzo limone e 1 lt d'acqua per farci un ottimo brodo in cui cuoceremo il riso (qui non si butta via nulla). Fate sobbollire a fuoco basso per almeno un'ora.
Prendete i pezzettini di pollo e fateli rosolare in un filo d'olio; aggiungete due carote e due cipolle tritate finissime, un mestolo di brodo e fate stufare con coperchio a fuoco minimo per circa un'ora.
Quando sarà diventato tutto bello cremoso aggiungete un bel cucchiaio di curry (io ho usato il masala indiano Altromercato), gli anacardi tritati finissimi e mezza lattina di latte di cocco (o il vasetto di yogurt).
Mescolate bene il tutto, fate cuocere ancora una decina di minuti e regolate di sale.
Per preparare il riso basmati con la cottura pilaf prendete una pentola alta e stretta, versateci 350 gr di riso (io ho usato il basmati Altromercato che è fantastico), 700 gr di brodo di pollo, la buccia di mezzo limone, una stella di anice e qualche chiodo di garofano. Coprite e portate a bollore; abbassate il fuoco al minimo e lasciate cuocere per circa 10 minuti; spegnete il fuoco e fate riposare coperto per altri 10 fino a completo assorbimento del brodo.
Servite il curry di pollo insieme a questo profumatissimo riso.
Con questa ricetta partecipo al contest "Chi non risotta in compagnia" della bravissima Elena del blog "Nella cucina di Ely". 

 

venerdì 23 marzo 2012

Portafogli di salmone e verdure


Ingredienti per 4:
250 gr di sfoglia
4 tranci di salmone
1 carota
1/2 costa di sedano
1/2 cipolla
1 tuorlo d'uovo per spennellare
semi di senape
sale e pepe qubi

Comprare il salmone va un po' contro i miei principi, basta fare una ricerca in rete per capire che sarebbe meglio evitare di farlo.
E' un pesce che ormai si trova sempre e comunque, dovunque, ovunque e quantunque e ovviamente gli stock di quello selvaggio stanno finendo, cosa d'altronde prevedibile.
Io me li immagino gli ultimi salmoni rimasti che escono con occhialoni da sole, cappello, impermeabile e parrucca bionda per non farsi riconoscere sopraffatti dall'istinto di sopravvivenza.
Mi scusi, lei è un Salmo-Salar? - No, sono Raffaella Carrà. - Carramba!!!. Oppure che si mettono la tutina in lattice con gli spuntoni per sembrare un pesce palla o che stanno a pane ed acqua (tipiacevincerefacile) per mesi per assomigliare ad una sogliola. O che si fanno le righe bianche ed arancioni con la vernice per sembrare un pesce pagliaccio. Oppure cheeeee...Ok, la smetto.
L'altra categoria da evitare di acquistare è il salmone da allevamento intensivo. Avete presente i pendolari su un treno in orario di punta? Ecco, immaginateli chiusi lì dentro per ore senza un wc, aggiungeteci uno scagazzamento collettivo per squaraus e poi provate ad immaginare i sedili (oltre ai sederi). Ecco, ora potete avere solo una lontana idea di come possono essere il fondale e l'acqua nelle zone di allevamento (ma di problemi ce ne sono anche altri eh?!).
Okokokok poi però c'è da dire che il salmone è buonissimo, è semplice e veloce da cucinare e in effetti mi piace proprio un casino. Per me è un po' come i biscotti "mangiami" per Alice, o la mela per Biancaneve, o la bella addormentata per il principe, o i setti capretti per il lupo...vabbè avete capito.
Per cui insomma, non dico di non comprarlo più assolutamente, ma forse come in tutte le cose ci vuole solo la giusta dose di razionalità; io personalmente fin quando ero beatamente ingenua lo compravo spesso, ma dacchè mi sono informata cerco di limitare i miei consumi a quelle 3/4 volte l'anno in cui proprio non riesco a resistere.
E questa è stata una di quelle volte (soprattuto perchè non l'ho comprato io ma me lo sono trovato in casa).
Ok, dopo questa opera di proselitismo ora vi racconto la ricetta: prendete la pasta sfoglia e tagliatela in quattro; adagiateci sopra ognuna un filetto di salmone a vostra misura, le vostre belle verdurine tagliate a julienne, condite con sale e pepe, chiudete a portafoglio, fate dei taglietti trasversali, spennellate col tuorlo sbattuto, cospargete coi semini di senape e infilate in forno caldo per 25 minuti a 180°.

mercoledì 7 marzo 2012

Ossobuco con risotto




Ingredienti per 4 persone:
4 ossibuchi di vitellone
2 cucchiai di farina
mezza cipolla
mezza carota
burro e olio
un po' di brodo
buccia di limone
prezzemolo
1 acciuga
350 gr di riso
brodo
50 gr di parmigiano
1 bustina di zafferano
mezza cipolla
1 bicchiere di vino bianco
burro

Da come si evince dal titolo oggi vi presento una ricetta notoriamente "Over Po".
Non l'ho chiamata col suo nome originale perchè poi i puristi avrebbero avuto sicuramente da ridire su qualcosa: e l'oss bus ha poco bus, e el risutin l'è trop giall, e el piato l'è trop bianc, ecc.ecc.
Per cui ecco a voi la rivisitazione monzese/sudemilianoromagnola dell'osso buco alla Milanese. Ovvero: la mia.
Questa volta ho provato la cottura di due giorni, non di fila, ma nel senso che ho iniziato la sera prima, ho spento e lasciato riposare e ho continuato il giorno dopo. E finalmente.....rullo di tamburi! Ho ottenuto degli ossibuchi tenerissimi (molto più delle altre volte). L'idea l'ho fregate alla massaie della zona (che alla fine sono sempre più avanti di noi).
Prendete gli ossibuchi, infarinateli leggermente e fateli rosolare a fuoco alto in una padella con olio e burro.
Aggiungete il trito di cipolla e carota, fate stufare e rosolare leggermente, sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete un mestolo di brodo, coprite la padella ed abbassate il fuoco al minimo. Fate cuocere cosi per circa un'ora e mezza controllando ogni tanto che la carne non stia diventando un tutt'uno con la padella (nel caso aggiungete poca acqua o brodo). Volendo gli ossibuchi potreeeebbero essere già pronti, ma noi non ci accontentiamo. Per cui spegnete tutto e andate a dormirci su (non letteralmente).
L'indomani riaccendete la fiamma al minimo per altre due orette, preparate la gremolada tritando la buccia di mezzo limone, qualche filo di prezzemolo e un acciuga, spargetela sopra la carne e servite. Ditemi ora se non ne è valsa la pena.
Per il risotto invece prendete un tegame e fateci stufare mezza cipolla tagliata piccolina in una noce di burro. Aggiungete il riso e fatelo tostare per qualche minuto, sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete brodo fino a coprire a filo, date una mescolata e fate assorbire il liquido a fuoco basso. Aggiugete ora lo zafferano e ancora un po' di brodo poco alla volta fino a portare a cottura il risotto (circa 15/20 minuti).
Spegnete e mantecate con generoso burro e parmigiano senza fare le braccine.