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lunedì 30 settembre 2013

Un ingrediente per due: il fico


La gente narra che io non mi ricordi mai una mazza e che quel poco che ricordo sia sempre legato al cibo.
Del tipo che non saprò mai dirvi dov'era quella piazzetta meravigliosa con quella chiesetta fantastica a picco sul mare ma saprò darvi le coordinate esatte di quel ristorantino in Alsazia dove mi ammazzai di raclette tirandone giù a cazzuolate come se non ci fosse un domani.
Ma queste sono solamente calunnie.
Perché infatti io in realtà non saprei dirvi nemmeno questo.
Alcune delle cose che invece mi son rimaste in mente forse a volte tendo ad ingigantirle col tempo.
Tipo che io sono assolutamente convinta che ogni lungo viaggio in auto affrontato in infanzia con la mia famiglia sia sempre stato corredato da una serie di soste in autogrill per l'acquisto di Grisbì e Figolù e che questo quindi giustifichi, per motivi puramente scaramantici, una perpetuazione della tradizione.
In realtà, a quanto pare, la cosa sembra sia successa al massimo solo un paio di volte e pertanto la gente insinua io ad oggi voglia semplicemente far la furbona.
Ulteriori calunnie.

Ma in memoria (mia) dei vecchi tempi e in onore a quel genio del male che ha chiamato dei biscotti al fico Figolù, questo mese i biscotti al fico me li sono fatta da me. A modo mio. E li chiamerò Figolà.
E dato che guarda caso siamo pure in settembre e casualmente l'ingrediente del mese è pure il fico, ecco qui la relativa scheda redatta da Comandante Amigo:

"Bè, a me sembrava ovvio, ma ci sono stati alcuni tentennamenti sulla decisione di chi avrebbe dovuto fare la scheda del Fico…
Il Fico nasce sul finire degli anni settanta in una giornata invernale in una città di mare e andrà a sostituire l’immagine dell’uomo frichettone figlio dei fiori che tanto piaceva dopo woodstock e quella del paninaro in voga a metà anni ‘80. Inizialmente biondo e con gli occhi azzurri, il Fico poteva confondersi facilmente negli anni ’80 con altri frutti immaturi poco appetibili del nord europa, ma, col passare degli anni, la maturazione del Fico ha portato ad avere a partire dalla metà degli anni ‘90 un soggetto molto appetibile col capello lungo (meno biondo) e l’occhio azzurro (sempre). Poi, sul finire degli stessi anni ‘90 il Fico ha modificato il suo aspetto esteriore, che poi è anche quello corrente che potete ancora (J) verificare di persona tutt’oggi: un Fico a piena maturità, glabro e con l’occhio azzurro (sempre)!
Ma forse voi volevate sapere qualcosa in più riguardo un’altra varietà di fico vero?
Bene, cercate della Raffaella? Potete chiedere a Cristiano Ronaldo o Mario Balotelli.
Invece cercate di Roberto? Potete allora chiedere a Beppe Grillo;
Invece vi interessa il Ficus Carica? Quella pianta di difficile distinzione botanica fra la pianta maschio fico e la pianta femmina nonsipuòdire? Quella pianta, il maschio, che produce frutti non commestibili e la femmina che produce:
·         i fioroni, che si formano da gemme dell'autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all'inizio dell'estate;
·         i fichi, o forniti, o pedagnuoli che si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell'estate dello stesso anno;
·         i cimaruoli derivanti da gemme sommitali prodotte nell'estate la cui maturazione avviene nel tardo autunno laddove l'estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo e che comunque potrebbe spesso essere incompleta o insoddisfacente.
Bene, allora se è questa la varietà di fico che cercate, potete trovarvi da soli le notizie su wikipedia o su un qualsiasi manuale di botanica o di giardinaggio e lasciare il Fico a disposizione della sua amata foodblogger!

Aloa!"

Ecco poi qui la mia ricetta e qui invece quella della Serena.

Ingredienti per circa 20/25 biscotti ai fichi e rosmarino:


230 g di farina 00
20 g di farina di castagne
150 g di burro morbido
100 g di zucchero
40 g di tuorli
qualche ago di rosmarino
un pizzico di sale
300 g circa di fichi
un cucchiaio di zucchero di canna
un cucchiaio di miele

Per preparate questi biscotti fate una solita noiosa pasta frolla come vi ha insegnato la cognata.
Mischiate il burro molliccio con i tuorli e lo zucchero fino ad ottenere un pastone omogeneo. Aggiungete il rosmarino frullato finemente con lo zucchero, che se prima non ve lo avevo detto di farlo ve lo dico adesso, le farine e un pizzico abbondante di sale.
Lavorate velocemente il tutto fino ad ottenere una palla, schiacciatela un po' in modo si raffreddi prima ed avvolgetela nella pellicola. Fatela riposare in frigo per almeno mezz'ora.
In una padella antiaderente fate andare a fuoco alto i fichi tagliati a metà con lo zucchero di canna e il miele fino a quando saranno spappolati, asciutti e un po' caramellati.
Fateli raffreddare e nel mentre riprendete la frolla. Stendetela a rettangolo all'altezza di un paio di millimetri e tagliate delle strisce larghe circa tre centimetri e lunghe quanto volete.
Distribuite per il lungo di una striscia la composta di fichi e coprite con una seconda. Sigillate bene e cuocete in forno caldo ventilato a 180° per circa 10/15 minuti fino a quando inizieranno a dorarsi i bordi.
Sfornate, fate intiepidire e tagliate a fette.

domenica 30 giugno 2013

Un ingrediente per due: il lampone


Più di un anno fa a quest'ora stavo scrivendo il post sulla pavlova.
Allora ero un anno più giovine, facevo delle foto col culo, scrivevo stronzate, facevo delle ricette banali ed ero seduta a scrivere al freddo e al gelo dato che eravamo in febbraio.
Ora, a distanza di un anno, è ancora tutto immutato. Faccio ancora delle foto un po' col culo, sono seduta a scrivere al freddo e al gelo, dico ancora stronzate e faccio ancora ricette banali.
Nella vita è bello avere dei punti fermi.
E' solo che quando ho avuto in mano questi lamponi così succosi, non mi è proprio venuto in mente niente di meglio da fare. A parte farli fuori direttamente dal cestino.
Anzi, a dir la verità mi era pure venuta una mezza idea di provare ad abbinarli a delle carne, tipo un filetto di maiale o dell'agnello e farci una salsa.
Ma poi non avevo voglia di mangiare carne e quindi ciupa.
E poi era da un po' che avevo voglia di provare l'abbinamento panna lamponi semi di anice visto qui dalla mia amica Sarah, che dice spesso un sacco di minchiate (love u ;-)) ma a volte anche un po' di cose interessanti, e così ne ho approfittato.
E dato che ultimamente sono nel trip della meringa, ho messo tutto insieme e ve l'ho proposto.
E i semi di anice in effetti danno quel nonsochè in più che ci sta proprio alla grande.

Ora però vi saluto che ho tanto sonno e tanto poi c'è la scheda che fa volume.
Che per altro vi consiglio di leggere attentamente perchè l'ha scritta Comandante Amigo ed è molto divertente.

"Il lampone, il cui nome scientifico è Rubus idaeus (come mi sento molto lo Zichichi Crozziano nello scrivere scientifico e pensare a “che cosa è la sciiienza…?”. Ma d’altronde se non fossi un poco squilibrato anche io come potrei preparare schede per queste due matte che osano poi metterle sopra i loro blog…?) appartiene alla Famiglia delle Rosaceae (come la rosa ), al Genere Rubus (come il rovo ) ed alla specie idaeus (come… il lampone europeo!).

Questa specie, che non è l’unica ad essere coltivata nel nostro paese, è invece l’unica che si trova spontanea. Si presenta come una pianta cespugliosa biennale, la cui sopravvivenza è data dal continuo rinnovo dei polloni che si ha a partire dalle radici. Le foglie sono caduche, i fiori sono portati su racemi e i frutti, che si generano dall’impollinazione dei fiori, sono un’aggregazione di drupeole e sono chiamati more (come la more delle more…) e hanno forma più o meno globosa.

La fioritura avviene tra maggio e giugno (a seconda delle zone climatiche e a seconda delle annate…) e la maturazione del frutto si ha conseguentemente da giugno, luglio a tutto agosto.

Il lampone europeo ha frutti di colore rossastro, ma esistono anche varietà con colorazioni più chiare, bianco-giallastre, il sapore può essere dall’acidulo al dolce a seconda della varietà e del grado di maturazione. Essi vengono utilizzati in svariate maniere, dal consumo fresco, alla trasformazione in marmellate, sciroppi e altro, all’utilizzo in cosmesi e medicina grazie alle proprietà diuretiche, diaforetihe e protettrici vaso-capillare.

Così finisce il mio racconto sul lampone. Non saprei proprio che altro dire… non ho piacevoli (?) storielle da raccontarvi o aneddoti su questo frutto e d’altronde il mio è sempre stato un pensiero molto essenziale, alla Ungaretti o alla Montale… poi se un giorno le nostre due bloggers torneranno ad utilizzare ingredienti che mi consentiranno di sviluppare un tema più descrittivo, alla Zola o alla Tolstoji, bè, allora, vi tedierò nuovamente con schede più dettagliate!"


Ecco qui di seguito la mia ricetta e qui quella della Serena:

Ingredienti per 12 pavlovine di circa 10/12 cm di diametro

250 gr di albumi
500 gr di zucchero
400 ml di panna
375 gr di lamponi
semi di anice

Montate gli albumi con lo zucchero fino ad ottenere un composto solido ma non troppo.
Buttate delle cucchiaiate di meringa su una teglia e cuocete a 120° ventilato per circa 3 ore, tenendo lo sportello leggermente aperto tipo con un cucchiaio infilato.
Montate la panna.
Assemblate le pavlove.


giovedì 28 febbraio 2013

Un ingrediente per due: la farina di castagne



Ed eccoci già arrivati al secondo appuntamento con la rubrica del mese "un ingrediente per due".
Stavolta qui si parla di...rullo di tamburi! Farina di castagne.
E se state pensando si tratti di un argomento autunnale vi sbagliate perchè, come troverete spiegato nella dettagliatissima scheda che anche stavolta ha fatto la mia dolce metà (?!) (anzi, a tal proposito specifico che io non è che sono qui a mettere le scarpe ai millepiedi nè sono un fungo parassita, è solo che casualmente siamo partite con due prodotti della sua zona che mi ha portato lei e quindi non è che potessi scrivere io a sproposito (tra l'altro, ma quanto son stata furba a fare una rubrica del genere con una che abita tra la Liguria e il Piemonte, terra ricca di ogni ben di Dio? D'altronde mica l'ho scelta a caso. Porella lei che invece è cascata un po' male dato che io abito in una zona ricca più che altro di cemento e smog...))]]] 
Dicevamo, le castagne fresche sono sì autunnali, ma le secche, ora che vengono raccolte, essiccate, sbucciate, tritate, confezionate e spedite si finisce e a febbraio.
E quindi insomma, più in stagione di così non si poteva essere.

E comunque, la farina delle castagne di Calizzano che mi ha portato Serena è favolosa. Ha una grana diversa dalle solite farine che si trovano in commercio. E' più, come dire, rustica e saporita, con quel che di croccantino che si sente sotto i denti. Una vera meraviglia.
E poi insieme a quel pacco, come se non bastasse, mi ha portato anche una confezione del prodotto lavorato, ovvero dei biscotti .
Spariti in tempo zero. 
Anche se poi in realtà, più del sapore, la cosa che mi ha colpito sono stati gli ingredienti.
Solo farina, burro, uova e zucchero.
Praticamente mai vista una lista tanto corta su un prodotto confezionato. 
Ma allora cazzarola, se le cose semplici e naturali si possono fare, perchè è sempre così complicato trovarle? Perchè ogni volta che vado a far la spesa devo spendere più tempo a legger le etichette che manco a passare in cassa di sabato pomeriggio con 3 carrelli? Ma è possibile che tutti pensano solo al profitto e basta?
Ma poi, più che altro, per collegarmi anche a quello che scrive Serena, ma è possibile che alla fine gira e rigira salta fuori che pure all'Ikea mi hanno dato le polpette che nitriscono?? Ma è veramente possibile che, proprio voi? Voi, che al self service mi fate anche il menù biologico per i bambini??
Eddai. Vi avrei perdonato se ci aveste messo un po' di segatura ma invece checazzo, proprio Varenne dovevate farmi mangiare?? 

Tornando a noi, a qui, dove almeno c'è la certezza di mangiare cose sane (o almeno così si spera), per quanto riguarda le ricette questo mese abbiamo proposto entrambe due frolle anche se, dai Sere, non volevo dirtelo, ma come si fa a pubblicare due crostate???!! Mannaggia ma cosa penseranno poi i lettori??? ;)
Per arrivare alla mia torta finale sono partita dai sapori classici che tradizionalmente vengono abbinati alle castagne, che tanto in cucina ormai non si inventa più niente.
Cose del tipo: castagnaccio con pinoli e rosmarino. 
Pinoli = torta della Nonna. Togli la Nonna e metti le mele. Ma la nonna di chi poi? La mia no di certo. Che lei altro che pinoli. Gli ultimi anni in cui ormai era vecchierella nelle torte ci finiva di tutto tranne che i pinoli. Ricordo ancora con affetto i fili di lana colorata dentro la ciambella. Anche se poi, diciamo la verità, tolti quelli il resto in fondo era buono. Ciao nonnina. 
E poi c'è la crema. In realtà volevo fare una versione della frangipane coi pinoli ma proprio non ce l'ho fatta a metter tutto quel burro. E così ho tolto il burro e ci ho messo la ricotta. Ed è venuta una favola.

Ecco ora la scheda della farina di castagne.

"Le castagne sono frutti che tutti conosciamo. Esse possono essere utilizzate e conservate in varie maniere e una di queste è l’essiccazione.
Coltivati a castagneto da frutto sono i terreni generalmente profondi, drenati, ricchi di sostanza organica e privi di calcare attivo, che conferiscono al frutto le particolari caratteristiche organolettiche.
Le cure apportate ai castagneti, le forme di allevamento, i sistemi di potatura periodica e pluriennale, tradizionalmente in uso nel territorio, sono atti a non modificare le caratteristiche peculiari dei frutti. La densità di piante in produzione per ettaro normalmente non supera le 150 piante mentre la produzione raggiunge, al massimo, i 30 quintali per ettaro.
La raccolta della castagna domestica, che nel territorio dell’Alta Val Bormida si limita essenzialmente alla varietà “Gabbiana”, viene effettuata solitamente a mano per salvaguardare l’integrità del prodotto ed avviene in autunno tra i mesi di settembre-novembre quando questi frutti sono caduti dagli alberi.

Il metodo tradizionale di preparazione delle castagne secche consta di due fasi: l’essiccazione e la sbucciatura (pelatura o sgusciatura).
L’essiccazione è pratica antica e compare con la diffusione della coltura del castagno e con il problema della conservazione delle castagne per un lungo periodo (non essendoci in passato metodi di conservazione prolungata come il congelamento in freezer si procedeva all’essiccazione che, facendo perdere acqua al prodotto, ne permetteva una conservazione nel tempo assai più lunga rispetto al prodotto fresco). L’essiccazione avviene a fuoco lento in apposite strutture rurali, ora anche in muratura ma in passato essenzialmente in pietra, i cosiddetti “tecci”.
L’essiccatoio è composto da due piani: in quello inferiore, che funziona da caldaia, viene acceso un fuoco, alimentato più volte al giorno con legna di castagno o prodotti forestali di scarto (ceppi, bucce di castagna dell’anno precedente – la cosiddetta “pula” che risulta essere un combustibile ottimale perché non produce fiamma - segatura). Al piano superiore si trova un unico graticcio, solitamente in legno ma anche in metallo come rete a maglia quadrata. I graticci in legno, costituiti da listelli di 3-4 cm di spessore e distanziati tra loro di circa 1 cm sono i più usati perché meno costosi.
Le castagne vengono disposte sul graticcio in uno strato dapprima di 10-15 cm che aumenta gradualmente, in funzione della raccolta, fino agli 80-100 cm al massimo.
Durante l’essiccazione, che può continuare anche per 20-25 giorni consecutivi, il fuoco rimane sempre acceso sorvegliando che la temperatura si mantenga costante tra i 25° C ed i 30° C circa e quando si termina la raccolta i frutti vengono rivoltati (la “girata”) in maniera che lo strato superiore contenente le castagne solo parzialmente essiccate o ancora verdi vada a sostituire lo strato contenente quelle già essiccate, oppure si ricopre l’intero strato con sacchi di juta che permettono comunque l’essiccazione dei frutti posti negli strati più alti e si continua il trattamento per altri 5-7 giorni.
Il peso del prodotto che si ottiene dopo 30-40 giorni di essiccazione è circa 1/3 di quello originario.

Terminata la fase dell’essiccazione, le castagne secche vengono sottoposte alla sbucciatura cioè all’eliminazione dell’epicarpo. In passato, questa operazione veniva effettuata utilizzando diverse
tecniche: le castagne secche, ad esempio, venivano “battute” all’interno di un sacco contro un ceppo o per terra oppure si “pestavano” con apposite calzature dalla suola munita di punte di legno o con cilindri di legno dotati di punte e di un manico. Negli ultimi anni, si procede alla sbucciatura meccanica.
Le castagne secche sgusciate si presentano di colore paglierino chiaro, con una percentuale di difetti tra il 10% ed il 20% (tracce di bacatura, deformazione, rotture, frutti con tracce di pericarpo, ecc.).
I frutti così essiccati, contenenti non oltre il 10% di umidità residua, presentano caratteristiche nutrizionali così suddivise: 80% circa di carboidrati, 3% circa di grassi e 5% circa di proteine.
Prima di essere conservati in sacchi di juta o altri contenitori, per la vendita all’ingrosso e/o al minuto o per la trasformazione in altri sottoprodotti particolari, come la farina, devono essere sottoposti ad un’attenta cernita per l’eliminazione dei frutti difettosi.

Attualmente i castagneti da frutto della nostra valle, ma anche quelli di altre aree italiane ed europee, affrontano una grande problematica: il cinipide del castagno.
Questo insetto, originario della Cina è proveniente dal Giappone ed è arrivato in Italia (e precisamente in Piemonte) una decina di anni fa con alcune varietà giapponesi di castagne ritenute resistenti ad
un'altra malattia, il cancro del castagno.
L’insetto, depone le uova nelle gemme che l’anno successivo dovrebbero svilupparsi e produrre fiori e quindi frutti. Dalle uova nascono delle larve che si alimentano a spese del germoglio stesso e la pianta, per difesa, produce una galla (una deformazione alla gemma e al rametto) dalla quale in estate sfarfallano gli adulti che subito vanno a deporre nuove uova (100-150 per singolo insetto) nelle gemme che si svilupperanno l’anno dopo.
Il danno provocato al castagno, oltre che estetico, è soprattutto a livello di produzione di frutti: si può avere una riduzione nella produzione anche superiore all’80%.
Allo stato attuale la lotta a questo temibile insetto viene fatta con un antagonista anch’esso proveniente dal Giappone (dove i due convivono in equilibrio) che parassita le uova del cinipide.
I risultati però sono ancora lontani dall’essere soddisfacenti anche perché l’antagonista, per poter deporre le proprie uova dalle quali si sviluppano le larve che si cibano delle uova del cinipide, deve poter contare sull’accoppiamento sessuale, mentre il cinipide può contare sul fatto che tutta la popolazione è composta da sole femmine capaci di riprodursi partogeneticamente senza l’utilizzo di un maschio. Questo fatto rende inoltre inutile anche qualsiasi forma di lotta effettuata tramite i feromoni sessuali.
Ci si può auspicare che prima o poi i castagni riescano ad adattarsi al cinipide e che possano tornare a produrre questi preziosi frutti che in tempi non così lontani hanno permesso ai nostri nonni e genitori di superare, in queste aree rurali, la fame dovuta alle guerre."

E ora qui di seguito la mia ricetta e qui invece quella di Serena:

Crostata di farina di castagne, mele e rosmarino

Ingredienti per uno stampo da 24 cm di diametro
200 gr di farina di castagne
100 gr di farina 0
100 gr di burro
100 gr di zucchero
1 uovo
un pizzico abbondante di sale
un cucchiaino di lievito
100 gr di pinoli
150 gr di ricotta
70 gr di zucchero
30 gr di fecola
1 uovo
una mela
un rametto di rosmarino

L'idea era di fare una frolla senza glutine 100% farina di castagne.
Ma poi l'impasto stava venendo una merda e così ho dovuto aggiungere la farina 0. 
Infatti mi sa proprio che con le sole castagne al massimo ci potete fare una polenta.
Per la frolla impastate il burro a pomata (ma non usatelo come crema idratante eh? che ci serve per la torta, anche se l'avete visto fare a Clio), con l'uovo e lo zucchero.
Aggiungete le farine, il sale e il lievito, che vi darà una frolla più morbidosa e sbriciolosa (?!).
Avvolgete la palla nella pellicola e fate riposare in frigo almeno per mezz'ora.
Preparate la crema frullando finemente i pinoli con lo zucchero e la fecola fino ad ottenere una pasta, poi aggiungeteci la ricotta e l'uovo.
Stendete la frolla, bucherellatela e cuocetela in bianco a 180° per 15 minuti. Tiratela fuori, fatela leggermente intiepidire, spalmateci la crema, cospargete col rosmarino tritato (non tanto eh? deve giusto dare una punta aromatica) e appoggiateci sopra la mela tagliata a fettine sottilisssssime (due maroni, per stare in tema, lo so, ma è una sola, non lamentatevi) e rinfilate in forno sempre a 180° per altri 10/15 minuti fino a quando il bordo inizierà a dorare e le mele ad appassire come l'insalata vecchia di una settimana.

lunedì 23 luglio 2012

Sorbetto al melone e biscotti al matcha


Ingredienti per il sorbetto:
500 gr di melone maturo
300 gr di acqua
200 gr di sciroppo di zucchero (130 gr di zucchero + 70 gr di acqua)
5 gr di farina di semi di carrube
Per 8 biscotti da circa 8 cm di diametro:
100 gr di farina 00
50 gr di burro
1 cucchiaino di matcha in polvere
un cucchiaio di miele
un cucchiaio d'acqua


Ci sono delle pubblicità che cercano di convincermi che quella cosa di cui non ho assolutamente bisogno sia in realtà per me fondamentale e ci sono pubblicità che invece riescono anche a darmi qualche spunto di riflessione.
E poi vabbè, ci sono anche quelle che un prodotto non me lo fanno proprio comprare a priori tipo quella della birra olandese.
Che io mi chiedo: ok, sarete pure un'affermata famosa mega agenzia di marketing e io invece ho visto solo Mad Men, anche se tutte e 65 le puntate, ma quando vi siete trovati davanti ad un cartellone di 20mq con una birra che esce da un culo gigante, non vi è sorto qualche dubbio??!! No, eh? 
Ringrazio solo che almeno avete avuto l'accortezza di non far uscire la bottiglia 50 cm in più a sinistra.
Tornando invece agli spunti di riflessione, quando ho visto il tema di Luglio di Colors and Food dove chiedevano un piatto arancio e verde da preparare senza utilizzare il forno, ed avendo già pronto il sorbetto al melone e volendoci abbinare dei biscotti al matcha, la mia mente è volata inevitabilmente a loro: Antonio e Rosita.
E ho pensato che se un ex attore attualmente mugnaio e fornaio aiutato da una gallina riesce a cuocere i biscotti al vapore, allora ce l'avrei potuta fare sicuramente anche io, pure da sola.
Così ho preparato la mia bella brisè, ho foderato con carta da forno la mia bella pentola per la cottura a vapore e ci ho quindi adagiato i miei biscottini.
Ho pensato che sicuramente la cottura sarebbe durata più che nel forno data la temperatura inevitabilmente più bassa e così ho controllato dopo 40 minuti. Ma niente, i biscotti erano ancora crudi. E molli.
Così ho ritentato per altri 40. Ancora niente. Crudi. E molli.
Alla fine mi son rotta e li ho cotti nella padella antiaderente pochi minuti per lato perchè mio papà non lavora mica per l'Eni.
Voi invece cuoceteli pure in forno a 180° e se siete senza elettricità e avete solo il fornello a disposizione, andate al super.
Tornando a noi, caro Antonio, puoi piantarla per piacere di dire che i tuoi biscotti sono leggeri perchè cotti al vapore quando in realtà li cuoci in un forno normalissimo e gli dai solamente una spruzzata di acqua?? Perchè, mi spiace dirtelo, ma va che non hai fatto mica la scoperta del secolo eh?? Capisco che per te che vieni da Hollywood sia una novità, ma va che noi la ciotolina d'acqua nel forno e lo spruzzino sul pane lo usiamo da anni.
Ma d'altronde, stupida io ad andarmi a fidare di uno che parla coi polli.

Per preparate questo sorbetto iniziate a fare lo sciroppo di zucchero, che ci servirà freddo di frigo. Mettete in un pentolino 130 gr di zucchero con 70 gr di acqua, fatelo sciogliere, spegnete, fate raffreddare a temperatura ambiente e poi in frigo per qualche ora (meglio una notte).
Frullate poi mezzo chilo di melone maturo con 300 gr di acqua, aggiungete lo sciroppo di zucchero, la farina di semi di carrube, rifrullate e fate mantecare nella gelatiera.
Per i biscotti invece mischiate la farina con la polvere di matcha, aggiungete il burro a tocchettini, sabbiate il composto con la punta delle dita, aggiungete il miele e un goccio d'acqua, formate una palla, fatela raffreddare mezz'ora in frigo avvolta nella pellicola, stendetela sottilmente, formate i biscotti e cuoceteli.
Vi avviso che il biscotto come nella foto va assemblato e mangiato subito e che non si può ricongelare come fosse un maxibon, perchè la frolla surgelata diventa durissima e a meno che non abbiate dei denti resistentissimi o vogliate leccare il sorbetto sciolto dal pavimento in attesa che si scongeli il biscotto, consiglio di non farlo.
Cosa? Cosa mi state chiedendo? Come mai c'è un fiore di timo nella foto?
Ah beh, quello non c'entra niente, ma ce l'avevo sul balcone e mi pareva ci stesse bene.

Con questa ricetta partecipo al Colors and Food di luglio.



giovedì 3 maggio 2012

Crostata di fragole e crema al limone


Ingredienti per una crostata da 24 cm di diametro:
200 gr di farina 0
50 gr di farina integrale
150 gr di burro
100 gr di zucchero di canna
mezzo cucchiaino di cannella
mezzo cucchiaino di sale
1 cucchiaio di miele

500 ml di latte
300 ml di panna
6 tuorli
1 limone
90 gr di farina 00
120 gr di zucchero di canna

500 gr di fragole fresche


Alzi la mano chi non ama la crostata di frutta! Ecco appunto lo sapevo, non vedo nessuno.
Questo sì che è un vero grande classico intramontabile, mica come le scarpe a punta che oggi vanno e domani no e una è costretta a tenerle lì nell'armadio per usarle solo negli anni bisestili. 
E poi è un dolce sano e dietetico, la metà sopra è frutta! E quella sotto...quella sotto va beh, c'è il limone che fa bene, quindi non conta.
Ammetto che non è niente di estremamente originale o innovativo, ma quando ho letto dei due contest a tema fragole onestamente non ho trovato modo migliore per usarle e sono andata sul sicuro.
Per preparare la frolla mischiate a lungo il burro morbido con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso, aggiungete il sale, la cannella e il miele, mescolate ancora ed infine unite la farina. Mescolate velocemente fino ad ottenere una palla liscia (se necessario aggiungete un cucchiaio di acqua fredda), avvolgetela nella pellicola e fatela riposare in frigo per almeno un'ora. Preparate intanto la crema. Fate scaldare il latte insieme  alla panna con la buccia (parte gialla) a pezzi di mezzo limone e portate ad ebollizione. Montate i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e gonfio, aggiungete la farina, togliete la buccia di limone dal latte ed aggiungetelo al composto di uova e zucchero quindi rimettete il tutto sul fuoco per qualche minuto, sempre mescolando, fino a quando inzierà ad addensarsi. Togliete dal fuoco, aggiungete la buccia di mezzo limone grattugiata e il succo di mezzo limone, coprite con la pellicola mettendola a contatto per e fate raffreddare.
Riprendete la frolla, stendetela sottilmente a circa 5 mm di spessore, bucherellatela con una forchetta, passetela in freezer per una quindicina di minuti per fargli mantenere la forma, ritiratela fuori, copritela con un foglio di alluminio, riempitela di fagioli e cuocetela in forno caldo a 180° per 20 minuti, togliete l'alluminio coi fagioli e cuocete per altri 5/10 minuti fino a quando inzieranno a dorarsi i bordi.
Fate raffreddare e versateci dentro la crema al limone.
Se potete servire entro breve tempo tagliate le fragole a fettine e guarnite senza aggiungere altro, altrimenti spennellateci o vaporizzateci un po' di succo di limone per evitare l'ossidazione della frutta.

Con questa ricetta partecipo al contest Fragole a Colazione di Cucina libri & gatti e al contest La fragola vien mangiando di L'amore in cucina!


venerdì 30 marzo 2012

Apple crumble pie


Ingredienti per 12 tortine o 1 crostata da 24 cm:

per la frolla:
250 gr di farina 0
125 gr di burro
1 uovo intero
125 gr di zucchero di canna
un pizzico di sale

per la crema:
250 ml di latte
2 tuorli
30 gr di farina
40 gr di zucchero

per il sopra:
2 mele
40 gr di mandorle
10 gr di armelline

Perfette per un branch, un lanch, un after diner, un eppi auar, un laungbar, un midafternun, un afterauar, una brecfast...ma una brecfast un par de zebre! Ma basta con tutte ste mode e sti termini menonissimi, ma piantiamola. Mentre Zanichelli le inserisce nel vocabolario 2012 Zingarelli si rivolta nella tomba. Ma poi, ma come han fatto a trovarsi questi due? Si sono scelti di proposito? No perchè io lozanichellidizingarelli tuttodiseguito faccio quasi fatica a dirlo. Anche se d'altronde faccio ancora fatica a dire plurale. Ma questa è un altra storia, d'altronde. E poi ci sono anche le parole che mi fanno ridere per il suono che hanno, tipo "dandole". Provate a ripeterlo più volte e ad ascoltarne il suono. Non fa ridere anche voi?!? No? Ok.
Aspettate un'attimo che cambio il font del post da caratterepredefinito a verdana e sistemo la formattazione che sennò mi disturba non avere il testo centrato, quasi quanto i quadri storti. Chissà perchè poi. In casa potrei avere tappeti di vestiti da lavare e castelli di piatti e posate usati ma starei bene. Ma un quadro storto no, quello proprio NO. Ma d'altronde nella vita ognuno ha le sue priorità. E le mie probabilmente sono sistemare quadri storti e scrivere minchiate.
Ok, eccomi. Dicevamo? No, dicevamo non fa ridere.
Ah no, parlavamo della eppolcrambolpai. Che non è nè quella di nonna papera (Ciiiiccioooooooooo!!), nè quella di American Pie. E per fortuna! Per chi ha visto il film. Gli altri usino un po' d'immaginazione, che tanto non è fondamentale.
Allora per la frolla stavolta, sempre per la serie minimosforzomassimaresa, sabbieremo prima la farina col burro e lo zucchero e il sale, poi capirete il perchè, non siate frettolosi (oppure se lo siete saltate le prossime due righe, ma anche tre).
Quindi appunto, sabbiateli (che vuol dire impastarli con la punta delle dita fino ad ottenere delle briciole) e tenetene da parte circa sei cucchiai che serviranno alla fine per il crambol. Aggiungeteci l'uovo, formate una bella palla liscia, schiacciatela, avvolgetela nella pellicola (per alimenti, non il super8) e mettetela in frigo per almeno mezz'ora.
Preparate intanto la crema pasticcera: sbattete i tuorli con lo zucchero fino ad avere un composto spumoso, aggiungete la farina, versate in un pentolino col latte quasi bollente, mescolate continuamente per qualche minuto fino a quando si addensa e spegnete.
Frullate le mandorle grossolanamente ed aggiungetele alle briciole di frolla.
Ora riprendete la frolla dal frigo, foderate teglia o tegliette, metteteci un cucchiaio di crema, qualche fettina di mela, coprite con le briciole e infornate a 180° sempre in forno caldo per almeno 20 minuti fino a doratura.

domenica 12 febbraio 2012

Pavlova

 
Ingvedienti per una pavlova di civca 30 cm di diametvo
300 gr di albumi a tempevatuva ambiente
500 gr di zucchevo semolato tvitato o a velo
2 cucchiaini di succo di limone
500 ml panna da montave
fvutti di bosco a scelta vostva

La pavlova potvebbe esseve un dolce tipico vusso. Ma invece no. E' austvaliano. Fvegati.
E oggi il post lo scviverò tutto così, giusto per stave in tema. 
Allova, pavtiamo con la pvepavazione: pvendete gli albumi e iniziate a montavli con la fvusta.
Quando savanno almeno quadvuplicati di volume iniziate ad aggiungeve lo zucchevo poco alla volta e continuate a montave fino a quando ottevvete una schiuma molto soda (abbiate pazienza, ci vovvanno divevsi minuti).
Ova pvendete una teglia con cavta da fovno, buttateci a cucchiaiate la mevinga e dategli una fovma civcolare alta civca 5 cm.
Infovnate a fovno caldo a 80° per almeno 6 ove (ho già vicevuto la letteva dell'Enel con su: "Gvazie, ti vogliamo bene!"), fino a quando la mevinga sarà asciutta (ma voi fate delle monopovzioni che in 3 ove ve la cavate, fidatevi).
Fate vaffveddave, montate la panna e spalmatela sopva la vostva pavlova. Buttateci sopva un po' di fvutta a scelta pvefevibilmente acida pev contvastave la vagonata di zucchevo che c'è dentvo.